Omelia (07-02-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
Perdere la vita per salvarla

Nel brano evangelico della liturgia odierna Gesù unisce tra di loro due temi che sembrano essere estranei tra di loro. Vi è innanzitutto una profezia che lo riguarda direttamente e che può suonare, agli orecchi dei discepoli come stupefacente. Gesù ha iniziato la sua predicazione con miracoli, guarigioni portentose e proclamandosi, come il Messia annunciato, il vero Profeta ed il Figlio di Dio. Ora parla della sua fine a Gerusalemme, e questo costringe i discepoli ad una severa riflessione. La morte del Messia non è contemplata nella prospettiva di salvezza che hanno in mente. I discepoli, infatti, si aspettano un messia per il riscatto della loro vita materiale; non può essere quindi che sia sconfitto su una croce ignominiosa. Gesù poi fornisce un insegnamento nel quale invita i suoi discepoli a spogliarsi di se stessi per seguirlo. Li invita ad acquisire la vita vera, quella nell'amore di Dio. Bisogna, allora rinunciare alle proprie ambizioni personali, macchiati molte volte di egoismo, per poter vivere nella pienezza di grazia che Dio ci dona con la sua morte e resurrezione. Possiamo scoprire allora il significato profondo della sua Morte e Resurrezione nella possibilità, per noi, a diventare figli di Dio per partecipare alla sua gloria di amore.