Omelia (08-02-2008) |
Messa Meditazione |
Il digiuno dei discepoli Lettura I brevi versetti del vangelo di oggi ci presentano l'incontro fra Gesù e quelli che erano discepoli di Giovanni, i quali conducevano una vita austera rispetto a quella dei discepoli di Gesù. Al Maestro viene dunque chiesto di spiegare l'atteggiamento fatto di gioia e letizia dei suoi discepoli. Costoro sanno che Gesù è il Messia, e la sua presenza viva in mezzo a loro è fonte solo di profonda gioia del cuore. Meditazione In questo tempo di quaresima, la Chiesa ci invita al "digiuno". Una pratica a cui si attribuisce normalmente una funzione ascetica e impetratoria che il passo evangelico della liturgia odierna non nega, ma integra in un contesto a più largo respiro. Sullo sfondo un tema biblico ricorrente: quello del banchetto nuziale. Si parla di "lutto", di "giorni in cui lo Sposo sarà tolto", è vero. Ma noi sappiamo che dietro l'immagine c'è la promessa di una pienezza verso cui il popolo di Dio è incamminato. È la dinamica del "già e non ancora" che pone in stato di attesa. Lo Sposo è già tra noi ma la festa nuziale avrà il suo compimento solo alla fine dei tempi. Il digiuno è allora giustificato, ma ha il sapore della "vigilia". È come la veglia, carica di desiderio e di gioiosa certezza, della sposa che quasi anticipa la luce del grande giorno delle nozze. Nell'invito al digiuno, è sottesa la sollecitazione a "risvegliarci" dallo stordimento provocato dalle mille proposte di soddisfazioni immediate, che rischiano di far scadere l'attesa. Il digiuno ci permette di inoltrarci nel deserto, il luogo biblico degli appuntamenti di Dio, sperimentando che "non di solo pane vive l'uomo". Sì, il digiuno deve permetterci di riscoprire quella "fame" di Dio che ogni uomo si porta dentro e che nulla può tacitare. Ecco perché il digiuno è strettamente connesso con l'esigenza della conversione, che è appunto un "volgersi nuovamente verso Dio". E anche qui, prima ancora che di distacco dal peccato, si tratta di apertura all'amore. Se amo Dio, necessariamente mi sento spinto ad amare i fratelli, e il peccato non ha più presa su di me. Preghiera Tu non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi (dal Salmo 50). Agire Mi impegnerò attraverso il digiuno e l'astinenza a riscoprire il profondo desiderio di Dio, per rendermi conto che Lui solo può soddisfare il mio cuore inquieto, finché non avrò tutto orientato a Lui come Signore unico ed esclusivo nella mia vita. Commento a cura di Cristoforo Donadio – P. Antonio Izquierdo, LC Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |