Omelia (13-02-2008)
Messa Meditazione
Il segno di Giona

Lettura
La folla richiede un miracolo strepitoso da parte di Gesù. Non le bastano le parole del Maestro, né i suoi numerosi gesti significativi. Pur avendo visto le tante opere, non hanno accolto la parola; invece di dare segno di obbedienza, hanno addirittura preteso che lui obbedisse loro, esibendosi con ulteriori segni. E Gesù rifiuta di darne, perché egli stesso è un segno come lo fu Giona: segno della misericordia di Dio per tutti, tanto efficace che perfino i niniviti si convertirono al suo annuncio.

Meditazione
Come la regina del sud venne a Gerusalemme per sentire Salomone, così Giona fu mandato presso la città pagana di Ninive perché si convertisse. Due episodi tratti dall'Antico Testamento sono riportati nella liturgia odierna. Lo stesso Gesù usa questi due esempi per dimostrare come la Sapienza divina può usare qualsiasi strumento per la conversione dei cuori. La salvezza non arriva più tramite un profeta ma con il vero Profeta; la salvezza stessa non è più solo annunciata ma si realizza concretamente e si presenta in un uomo, nel Figlio di Dio, Gesù Cristo. Quale reazione allora ci si poteva aspettare dai contemporanei di Gesù? Soprattutto ricordando la sollecitudine degli abitanti, pagani, di Ninive? Proprio perché Gesù annuncia il Regno con la sua Persona, era logico supporre un'accoglienza diversa da quella che Gesù stesso ha sperimentato. Nel rimprovero di Gesù verso la sua generazione leggiamo proprio il desiderio profondo che Egli venga accolto come il vero Messia. Gesù, rivelatore dell'Amore del Padre, è pronto ad indicare l'abbraccio misericordioso verso tutti quelli che si dimostrano pronti alla conversione. La durezza dei cuori dimostratagli significa la non accoglienza del Gesù Salvatore, figlio di Dio e figlio dell'uomo; significa non credere all'Amore del Padre. La generazione di Gesù, in definitiva, crede che per la loro salvezza Gesù non sia utile e preferisce affidarsi alla propria sapienza ed alla propria intelligenza. Potremo allora farci la vera domanda che riguarda il nostro cuore. Di chi ci fidiamo? Solo delle nostre forze? Ci riteniamo autosufficienti? Accogliamo il vero segno di Giona nell'accoglienza del Mistero Pasquale di Cristo come Mistero d'Amore e di redenzione?

Preghiera
Concedimi, Signore, di vivere nella tua libertà, che è pienezza di amore ed espansione piena dell'essere in te, solo e unico bene.

Agire
Mi impegno ad affrontare la giornata affidandola a Dio ogni mia debolezza, ogni preoccupazione o ansia, esercitando così la virtù della fede.

Commento a cura di Cristoforo Donadio – P. Antonio Izquierdo, LC

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