Omelia (18-02-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato. Come vivere questa Parola? Nella Scrittura troviamo tanti appelli al reciproco rispetto, al rapporto corretto con gli altri, e non solo, l'insegnamento di Gesù prevede il perdono senza limiti, cioè quello che fa la differenza cristiana. Una lezione importante circa il perdono la impariamo da un dialogo del Maestro con Pietro. Alla domanda dell'apostolo: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare?" E alla stessa proposta di Pietro: "Fino a sette volte?" Gesù risponde: "settanta volte sette", che non significa: alla quattrocentonovantunesima offesa possiamo smettere di perdonare, bensì che non esiste limite al perdono che il servo di Dio deve essere disposto ad offrire. A questo punto, si deve osservare che tra i Rabbini vigeva la regola che l'offesa andava perdonata per tre volte, ma non di più. La quarta offesa andava punita. Pietro era andato oltre quella regola, ma Gesù aveva ignorato la sua proposta, apparentemente generosa. Il perdono verso gli altri è il modo in cui i cristiani esprimono la loro fede. E' fondamentale che coloro che sono stati perdonati ad un prezzo altissimo diventino a loro volta creature di perdono. Il perdonato deve diventare sempre perdonante. Se fosse per noi, invece, coloro che ci feriscono dovrebbero sempre ricevere una giusta punizione. Troppe divisioni, troppi litigi, troppe maldicenze, troppe meschinità sono state da noi giustificate frettolosamente come inevitabili e invece erano solo segno di una nostra grande lontananza dal Vangelo, da Gesù. E' necessario ricordare che al centro della fede cristiana esiste una croce e su quella croce il Figlio di Dio è morto per togliere i nostri peccati. Max Thurian, monaco di Taizé, afferma: "Chi non è capace di perdonare non è capace di amare". Nella mia preghiera di questa giornata, chiederò al Signore di insegnarmi a perdonare, cioè a regalare quel doppio dono a chi mi ha offeso. Per questo mediterò sulla Passione di Gesù, mite ed umile di cuore. La voce di un pover'uomo Erba 2006. Carlo Castagna, padre, marito, nonno delle vittime della strage, che l'ha privato degli affetti più cari, risponde a un'intervista: "Perdonare? Ma certo che bisogna perdonare! Come si fa a non perdonare? Scherziamo!?! Se non si perdona è finita per tutti! Dove si va a finire in questo mondo? Si torna ai tempi della giungla e alla legge della foresta. Non resta più niente di buono in questo mondo per cui val la pena andare avanti!" Un sacerdote commenta: " Ho capito immediatamente che quelle parole avevano a che fare con Dio e la sua Parola di sempre, con Gesù e la sua forza soprannaturale. Mi è venuto spontaneo dire: Io avrei saputo vivere così il Vangelo di Gesù?". |