Omelia (21-02-2008)
Messa Meditazione
Fiamma che tortura

Lettura
Il vangelo di oggi ci propone la figura di un ricco – che non ha nome, così che tutti possiamo ritrovarci in lui – e di un povero che, invece, ha un nome, Lazzaro: Dio, infatti, non "perde" nessuno dei suoi poveri. La loro sorte parla di noi, del nostro cuore chiamato a vivere nella generosità e non nella grettezza.

Meditazione
L'uomo ricco protagonista della parabola, essendo preso solo da se stesso, toglie ogni valore a Lazzaro. Alla sua morte, paga la propria cattiveria: avendo chiuso il cuore all'amore in vita, lo ha talmente indurito da non poterlo più ammorbidire. Questo è il suo inferno, che brucia, ma nello stesso tempo è gelido come il ghiaccio, perché privo del calore di un cuore buono! La sua grettezza, poi, si rivela ancora quando prova ad "usare" Lazzaro per avvertire i suoi, senza nemmeno chiedergli perdono. Si sente allora rispondere che i suoi parenti hanno chi li avverte: i profeti. Questa è la parte che più fa pensare. Noi non solo abbiamo i profeti, ma la stessa parola di Cristo, il suo esempio, la forza della sua Morte e Resurrezione, il suo Spirito. Siamo ricchi di doni e così incapaci di donare. Il povero Lazzaro chiedeva solo le briciole. E queste spesso noi diamo ai poveri, nulla più. A volte proviamo compassione, pietà, ma ci mancano occhi che guardino con vero amore chi soffre. Noi uccidiamo il Vangelo, quando diamo il superfluo o lo scarto. Come se un povero non meritasse di più! E ci sono tanti tipi di povertà: quella affettiva, quella materiale, quella spirituale. Diamo gli scarti del tempo, della nostra attenzione, le monetine avanzate. Non ci accorgiamo che per avere un cuore migliore bisogna donare le cose migliori. Ma per poter scorgere le piaghe del prossimo, è necessaria una sobrietà di vita. Non solo nell'avere, ma anche nel pensare e nel fare. La nostra mente è così intasata da miriadi di pensieri, informazioni, progetti, da non riconoscere più ciò che è all'essenziale. E così le nostre azioni: frenetiche, veloci, tanto da non accorgerci delle mancanze gravi di ascolto nei confronti di chi incontriamo. Chiediamo a Dio di rimetterci in riga.

Preghiera
«Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, / non indugia nella via dei peccatori / e non siede in compagnia degli stolti; / ma si compiace della legge del Signore, / la sua legge medita giorno e notte» (dal Sal 1).

Agire
Mi guarderò intorno con attenzione maggiore, per cercare di vedere le tante povertà di cui sono spesso inconsapevole.


Commento a cura di Cristoforo Donadio – P. Antonio Izquierdo, LC

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