Omelia (23-02-2008) |
Messa Meditazione |
Padre di misericordia Lettura Abbiamo ascoltato e meditato tante volte la parabola del Padre misericordioso. Ma non è un prodotto di mercato che, dopo qualche giorno, si deteriora. Ogni volta che la si legge è "nuova di zecca". Le parole sono sempre le stesse, il messaggio e la sua risonanza nell'animo dell'uomo sono sempre nuove. Le parole "misericordia", "perdono", "amore" non si deteriorano mai, perché hanno l' "età" di Dio, che è eterno. Il Signore è grande nell'amore (salmo responsoriale) e per questo conserva a Giacobbe la sua fedeltà, ad Abramo la sua benevolenza" (prima lettura). Col suo martirio, san Policarpo è testimone vivo della fedeltà e dell'amore di Dio. Meditazione Nel cuore dell'uomo c'è una forte inclinazione a dividere gli uomini in "buoni" e "cattivi", in "peccatori" e "osservanti", e forse anche a creare un abisso tra gli uni e gli altri. Gesù non ci sta. E ciò non per un suo "capriccio" o per puntiglio, ma perché è il Padre per primo a "non starci". Per far capire questo suo insegnamento, il Maestro inventa una tra le parabole più belle, quella cosiddetta del "figlio prodigo". Il figlio minore è un "peccatore", ha "divorato i tuoi averi con le prostitute", commenta il figlio maggiore. Dovrà per questo il figlio prodigo rimanere per sempre un "peccatore", essere separato dal maggiore, "che non ha mai trasgredito un comando", e rientrare per sempre nella categoria sociale del "servo", nonostante sia un figlio? È proprio il suo cuore paterno a rendere impossibile al Padre un tale atteggiamento. L'amore diventa misericordia, perdono, al di sopra di ogni altra categoria, di ogni altra esigenza della legge o della società. La liturgia mette questa parabola in relazione con il modo di agire di Dio in Egitto. "Come quando sei uscito dall'Egitto, mostraci cose prodigiose... Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati" (prima lettura). L'atteggiamento del Padre e di Gesù è in continuità con l'atteggiamento di Yahweh nel grande momento di liberazione e di salvezza dell'Esodo dall'Egitto. Il Padre è Dio, non un uomo, e proprio per questo "non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe" (dal salmo responsoriale). Policarpo, vescovo di Smirne, agli inizi del II secolo, dapprima temette il martirio e fuggì. Poi, quando venne ritrovato dai suoi persecutori, il Signore lo ha fortificato affinché non rinnegasse, ma salisse sul rogo del martirio liberamente e con gioia, divenendo così per altri cristiani come un pane dorato, alimento della loro fede. Preghiera O Dio, mi sento come una pecora smarrita, come un figlio prodigo. Ho peccato contro il cielo e contro di te. Allontana da me la mia colpa, dimentica i miei peccati. Estendi, Signore, il tuo amore e la tua misericordia su di me e su tutti i miei fratelli. Amen. Agire Andrò a confessarmi con un cuore veramente pentito per sentire la misericordia di Dio e la gioia del suo perdono. Commento a cura di Cristoforo Donadio – P. Antonio Izquierdo, LC Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |