Omelia (29-02-2008) |
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) |
La domanda rivolta a Gesù è chiara: Qual è il primo di tutti i comandamenti?. E Gesù fa il furbo e ci dice che non c'è il primo senza il secondo e che insieme il primo e il secondo fanno l'unico. Gesù conosceva perfettamente la legge antica: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza." E quando avrai amato così, non è ancora sufficiente, devi amare così anche il tuo prossimo, come te stesso. E per non amare il prossimo come noi stessi, noi tiriamo fuori la scusa che non ci amiamo tanto. Ma abbiamo capito male Gesù vuole dirci: "Ama il prossimo tuo perché è te stesso." Cioè tra l'altro e me, non c'è differenza. Lui è me e io sono lui. Il vestito che ho è mio, ma è anche suo, il cibo che mangio è mio ed è anche suo... Questo, lo capiamo, rivoluziona completamente il nostro modo di amare. Le conseguenze sono enormi. Giovanni stesso ci dirà che non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello che vediamo. Il comandamento è Unico. Ma è possibile amare l'altro come un altro me stesso? Ricordo un racconto letto anni fa: "Un innamorato bussa alla porta dell'amata che chiede: "Chi sei?" e questi risponde: "Sono Io". Lei dice: "Non ti conosco, vattene". L'amato non comprende e se ne va. Ritorna dopo un anno e ribussa alla porta. Stessa domanda: Chi sei? l'altro risponde: "Sono Io". "Non ti conosco, vattene". Come aprire quella porta? Come entrare nel cuore dell'amata? Dopo ancora un anno l'amato ritorna e bussa nuovamente alla porta. "Chi sei?" Risponde l'amato: "Sono Tu". "Ti conosco, vieni". Amare il prossimo come noi stessi significa: Io divento un Tu per te e tu diventi un Tu per me. Ti riconosco come altro da Me, ma proprio per questo mi riconosco in te. Parola chiave: Amo Te perché sei Me. |