Omelia (23-02-2008) |
don Nazareno Galullo (giovani) |
La tua melma...può diventare oro! Un figlio giovane ed un padre. È un rapporto che credo interessi molti di voi. E quindi Gesù c'ha azzeccato con questo esempio. Insomma, un giovane che vuole farsi la vita sua. Mi sembra di sentire tanti di voi (noi) che vogliono fare di testa propria: "papà dammi tutto quello che mi spetta perché devo farmi la mia vita, non voglio più saperne di te, della casa, di mio fratello." E il papà che fa? Divide le sostanze. In fondo lascia libero il giovane di fare veramente quel che vuole. E così succede a tanti: lasciano il proprio paese che gli sta scomodo per andare nella grande città dove sentirsi veramente liberi. Tanti, nelle grandi città, andando a studiare o a cercar lavoro poi si trovano ad esagerare nelle cose "proibite": sintetizziamolo col classico "sesso, droga e rock & roll". La voglia di evadere, di cambiare, di essere "un altro", il paesino che sta stretto, i genitori che sono dei rompic...., tutto sembra brutto...e in mente non c'è nient'altro che la voglia di evadere, di uscire fuori. Ascolti quei giovani incontrati nelle vacanze che vengono dai grandi centri e ti senti piccolo, una piccolezza perché vivi senza creatività e possibilità. Ti ritrovi in questa descrizione? Beh, sto esagerando? Può darsi, ma in fondo è così per tanti. Il giovanotto crede di poter comprare tutto: tutti sono oggetti a sua disposizione. "Con i soldi che mi spettavano da mio padre posso comprare quel che voglio. Tutto è una merce, finanche i corpi degli altri, delle prostitute: tutto ha un costo. E io posso. Tu no! " E così si vive veramente di falsi valori: tutto sembra reale...e invece è surreale. Sì, perché un corpo non si può comprare, la felicità non ha un listino prezzi, e le sostanze, soprattutto quando non sono "faticate" finiscono. Poverino il nostro giovane. Proprio nel momento in cui ha fame e vuol essere trattato lui stesso come un oggetto (come un porco che mangia le carrube) nessuno vuol farlo. Lui è meno di un porco...è un "sottoporco". Diciamolo sottovoce che, in fondo in fondo, se l'è pure cercato questo destino! Ma è proprio quando si tocca il fondo...vengono fuori le cosiddette innominabili..., quelle che lui credeva di avere...e che invece non aveva perché si era illuso di essere potente per i soldi a disposizione. E così, decide di tornare indietro. Probabilmente è la prima volta che forse "decide" veramente di essere se stesso. Ed è coerente. Torna indietro. E si rende conto che non può che tornare accusandosi di aver sbagliato. In fondo è qui che "diventa grande": si accusa giustamente per quel che è. Quando l'orgoglio viene meno...lì c'è vera maturità. Il padre..., buono davvero, lo aveva lasciato libero. Libero anche di sbagliare e sbattere la testa nel porcile di quella vita che si era autocostruito. Questa è la bontà del padre, che non si smentisce neanche quando il giovane torna a casa. Il padre non gli sbatte in faccia la verità ma accoglie le parole del giovane. Ma nemmeno gli permette di dire tutto quello che aveva pensato: "trattami come uno dei tuoi garzoni". Un padre vero non può permettere che un vero figlio sia trattato da garzone. Piuttosto si fa festa per lui. Perché ha deciso di essere veramente uomo. Che bontà infinita di Dio nei confronti di un figlio, come posso essere io o tu, che si permette il lusso di fare di testa sua..., di cadere nella melma più profonda di una vita da dissoluto e di tornare. Forse, perché aveva fiducia che quel padre lo avrebbe comunque accolto come uno dei garzoni..., forse perciò ritorna. E il suo ritorno è il suo vero andare avanti. Questa è la conversione, il cambiare davvero...e una volta per tutte. D'accordo? Ciao nazareno www.vangelogiovane.it |