Omelia (03-03-2008) |
Messa Meditazione |
La fede: dono e impegno Lettura Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che dalla Giudea arriva in Galilea, e subito gli va incontro un funzionario del re, un pagano, che, avendo saputo dei miracoli compiuti da Lui, chiede la guarigione del figlio. Gesù sembra rimproverare l'uomo dicendo: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete", ma questo padre insiste, dimostra la propria fiducia e il miracolo si compie. Gli episodi che precedono quello odierno sono quelli della samaritana (Gv 4,1-42) che incontra Gesù e accoglie – lei, un'eretica per i giudei – la Parola di Gesù, e quello della guarigione di un paralitico (Gv 5,1-18), un emarginato dalla società. Gli unici a non accogliere il messaggio di Cristo sono proprio i giudei, che rimangono fermi alla Legge, senza aprire il cuore alla novità che Gesù porta in parole e azioni. Meditazione Il brano ci invita a riflettere sul fatto che, per accogliere Gesù nella nostra vita, non c'è bisogno di alcuna cittadinanza, il funzionario del re è un pagano, ma ha aperto il cuore e ha ricevuto da Cristo grazia su grazia. Gesù, infatti, non ha donato solo la guarigione, ma con questa ha elargito anche il dono della fede; per questo quello della samaritana è un miracolo a tutti gli effetti, anche se Gesù compie una guarigione che è tutta interna, profonda. Sia il funzionario che la samaritana diventano a loro volta testimoni di Cristo, confermando come la fede sia un dono da "trafficare", non da relegare in un angolo della propria vita, ad una sfera intima. Il funzionario si converte con tutta la famiglia, la samaritana diventa, da donna "chiacchierata", portatrice dell'acqua viva di Cristo. Questa parola di oggi ci provoca a verificare se la fede, l'adesione a Cristo è radicale e permea tutta la nostra vita, oppure se ne è solo un aspetto, magari marginale, da vivere in modo nascosto. Siamo anche noi portatori d'acqua viva? Testimoniamo con la vita e quotidianamente il nostro amore per Cristo morto e risorto? Così parlava un vero testimone dell'amore di Cristo al mondo, il vescovo don Tonino Bello, rivolgendosi ai catechisti: «Dovrebbero avere la Parola viva dentro di loro e dovrebbero dire parole chiare. Nette. Tutt'altro che pavide. [...] Con tutta franchezza. Senza peli sulla lingua. Senza sfumare le finali per paura del quieto vivere. Senza mettere la sordina alla forza prorompente della Verità». Queste parole sono valide per tutti i cristiani chiamati ad essere testimoni dell'amore. Preghiera Ti sei lasciato convincere, Signore, dal dolore paterno che implorava la vita per il figlio morente e l'hai data generosamente. Fa' che vediamo in questo la tua volontà di donarci la vera vita, quella che come Risorto condividi col Padre e ci comunichi con lo Spirito. Agire Voglio aderire a Cristo con tutta la mia vita e testimoniarlo ogni giorno. Commento a cura di don Gian Franco Poli Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |