Omelia (06-03-2008) |
Messa Meditazione |
Alimento per la nostra fede Lettura Se nel vangelo di ieri la liturgia ci presentava Gesù che dichiarava apertamente la propria natura divina, oggi il discorso si sposta sull'accoglienza o meno del Figlio di Dio. Gesù non chiede un'accoglienza irrazionale: anzi, sottolinea le motivazioni, le prove che dovrebbero condurre i giudei alla comprensione del suo mistero. La voce di Giovanni Battista, quella del Padre – che gli rende testimonianza anche, attraverso le opere che Gesù compie – e quella delle Scritture. I giudei, però, che si accostano alla Parola di Dio con cuore non sincero, non aperto alla Grazia, non riescono a leggere in esse la testimonianza di Gesù. E tanta è la confusione e la divisione che regna nel loro cuore, che sarebbero pronti ad accogliere, invece, un falso profeta. Meditazione La Parola di oggi ci provoca in profondità, ci chiama a dare la nostra risposta a una domanda che ormai, avvicinandosi la festa di Pasqua, non possiamo più eludere: "Credo che Gesù sia il Figlio di Dio?". La fede dei giudei è corrotta dall'eccesso di legalismo nel quale si sono ormai chiusi, e ciò non permette loro di accogliere Gesù come il Messia. L'Antico testamento deve aprire alla fede in Cristo, e anche la Legge è un mezzo, un veicolo per raggiungere la vera salvezza che è in Cristo. I giudei sarebbero dovuti essere i primi ad accogliere Gesù proprio perché grandi conoscitori delle Sacre Scritture, ma il rapporto con la Parola non era finalizzato alla conoscenza di Dio, ma al raggiungimento della gloria umana. Usavano la conoscenza della Parola di Dio come uno strumento di potere. Il rischio di allora c'è anche oggi per noi: potremmo affermare, infatti, di accogliere Cristo con la bocca, ma non con il cuore; oppure credere in un falso profeta, costruire il nostro "vitello d'oro" che, in quanto muto, non ci mette in discussione, non chiede cambiamento, conversione ma che, ugualmente, non è in grado di donarci la salvezza, che solo Cristo, vero Mediatore, vero Profeta, può darci. Invece di essere servi della Parola, sul modello di Maria, potremmo monopolizzare la Scrittura per far dire ad essa ciò che più ci fa comodo. La meta è: amare la Scrittura per accogliere il Verbo che è Cristo, parola definitiva e che tutto comprende. Scrive san Giovanni della Croce: «Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci ha detto tutto in una sola volta in questa sua Parola e non ha più nulla da dire». Preghiera Aiutami, Signore, a riconoscerti come il Figlio di Dio fatto uomo, e a passare attraverso di te per arrivare al Padre. Amen. Agire Voglio imparare ad essere servo della Parola e accostarmi alla Scrittura con cuore libero. Commento a cura di don Gian Franco Poli Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |