Omelia (08-03-2008) |
Messa Meditazione |
Di essi è il regno dei cieli Lettura La liturgia di oggi apre uno spiraglio di speranza. Le parole di Gesù sono così forti da fermare le guardie mandate dai Sommi Sacerdoti per ucciderlo. Saranno proprio i soldati a rendere testimonianza al Sinedrio della potenza della Parola di Cristo, davanti alla quale hanno abbassato le armi. "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo", un'affermazione che spesso torna nei Vangeli, soprattutto da parte del popolo, degli umili, oppressi da una Legge che non è più per l'uomo, desiderosi di conoscere un Dio diverso da quello presentato dai Sommi Sacerdoti. L'altro segno di speranza viene da Nicodemo, un uomo del Sinedrio, colto conoscitore della Legge, il quale ha però lasciato aperto il cuore all'accoglienza, si è recato da Gesù di notte (Gv 3,1-21) e renderà in seguito culto al Cristo morto (Gv19,39-42). Meditazione Il primo ostacolo all'accoglienza di Gesù come Messia, che emerge dalla lettura del Vangelo di oggi, è quello dell'ignoranza, della non conoscenza profonda della vita del Cristo. Gesù appartiene per nascita alla stirpe di Davide, è nato a Betlemme, in Giudea, ma chi lo conosce poco afferma che viene dalla Galilea, da Nazareth, dove in realtà ha solo vissuto gran parte della sua vita. Questi avvenimenti ci richiamano alla necessità di una fede adulta, consapevole, che non conosce Cristo per sentito dire, ma per esperienza diretta e di questo dà testimonianza. I Sommi Sacerdoti che accusano di ignoranza le guardie, perché non conoscono la Legge, sono in realtà loro ad ignorare la Verità su Cristo, nato in Giudea, nato a Betlemme. Rifiutano anche l'intervento di Nicodemo, che spinge a giudicare Gesù con maggiore giustizia, in questo caso per non ascoltarlo lo accusano di essere "partigiano": «Sei forse anche tu della Galilea?», come a voler dire che Nicodemo cercasse gloria per una terra, piuttosto che un'altra. Il Vangelo ci sprona a trovare la Verità su Cristo, a scegliere se Gesù debba essere per noi rovina o resurrezione (Lc 2,34-35). Il santo di oggi ci permette di fare ancora un passo avanti, dall'accoglienza di Cristo a quella dei fratelli. Modello di carità, san Giovanni di Dio ha saputo incarnare la Misericordia di Gesù. Nelle sue Lettere scrisse: «Se guardessimo alla misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene tutte le volte che se ne offre la possibilità. Infatti quando per amor di Dio passiamo ai poveri ciò che egli stesso ha dato a noi, ci promette il centuplo nella beatitudine eterna» (San Giovanni di Dio, Lettere). Preghiera Signore, voglio pregarti per ridirti tutta la confidenza di cui sono capace e per chiederti di salvarmi e di non giudicarmi per i miei peccati, ma per il tuo infinito amore per me. Amen. Agire Niente sia di ostacolo al realizzarsi in te del mistero della salvezza; anzi, la potenza di Dio integri le debolezze e ti disponga ad essere un testimone credibile. Commento a cura di don Gian Franco Poli Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |