Omelia (06-03-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: «Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto». Come vivere questa Parola? Ogni secolo conosce il suo "vitello d'oro" dinanzi a cui piegare il ginocchio, nella certezza di aver finalmente trovato ciò che può affrancare l'uomo da ogni forma di schiavitù, anzi dalla stessa soggezione a Dio. È la tentazione che, da Adamo in poi, attraversa tutti i tempi, rivelandosi, prima o poi, per quello che è: una tragica illusione. Ne siamo tutti convinti e siamo anche capaci di individuare gli idoli di cui è costellata la storia e di puntare il dito per denunciarli. Più difficile è scovare l'idolo che si annida dentro di noi. Eppure è proprio di questo che dobbiamo temere la presenza, tanto più insidiosa quanto più insospettata. Nelle confessioni si cavilla talvolta su questa o quella caduta, dovuta forse a un momento di fragilità e senza il pieno coinvolgimento della volontà, ci si ferma su quisquiglie e si... ingoia il cammello. La caduta è come la febbre: denuncia una situazione anomala. Ma non è la febbre da curare, bensì ciò che la provoca. Fermarsi alle manifestazioni esteriori del malessere spirituale che ci abita non risolve il problema. È alla radice che bisogna arrivare: agli attaccamenti disordinati a persone, cose, alle nostre stesse idee... agli idoli, insomma, che ci schiavizzano. Finché non si rimuovono questi, ci si illude di camminare. È necessario un atto di coraggio e di umiltà che ci fa battere il petto pienamente convinti di essere noi quelli che hanno sostituito Dio con il "vitello d'oro" Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò luce per scoprire il mio "vitello d'oro". Lo consegnerò poi al Signore, nella consapevolezza che solo con la sua grazia potrò esserne liberato. Quante volte, Signore, ti protesto la mia fedeltà, senza prendere atto che si tratta di parole a cui non sempre corrisponde la vita. Ho bisogno di luce per scovare gli idoli da cui non riesco a liberarmi e forza per infrangerli. La voce di una donna dei nostri giorni Tutti ci accorgiamo che nel lavorare, nello scrivere, nel parlare, durante il riposo o in quant'altro facciamo, può infilarsi qualche attaccamento a noi stessi, a cose, a persone... E accettare ciò è un grosso guaio per la vita spirituale. Che importa che l'uccello sia legato ad un filo o a una corda? Per quanto sottile sia il filo, l'uccello resterà legato, finché non riuscirà a strapparlo per volare. Lo stesso vale per l'anima legata a qualche cosa. Chiara Lubich |