Omelia (13-03-2008)
Messa Meditazione
Io credo, Signore, che Tu sei il Santo di Dio

Lettura
Alle porte della Settimana Santa, Gesù si recherà decisamente verso Gerusalemme, senza esitazioni; il suo discorso si fa', quindi, sempre più diretto. Egli svela apertamente la sua natura divina e parla in termini di resurrezione: «Se uno osserva la mia parola non conoscerà la morte». Come in altre circostanze, i giudei si scandalizzano e si richiamano alla testimonianza di Abramo per condannarlo, ritenendo il profeta più grande di Gesù. Egli, però, afferma che proprio Abramo ha esultato nella speranza di vedere il Messia, e lo ha visto in Isacco, il figlio promessogli da Dio e figura, appunto, di un'altra Promessa. Gesù, che ormai parla esplicitamente, afferma la propria esistenza fuori del tempo: come Dio, anche Cristo è "prima" di qualsiasi avvenimento: «Prima che Abramo fosse, Io sono».

Meditazione
La parola di oggi rivela Gesù come Resurrezione e vita, e proprio per questo è una parola di speranza. Sconfitta dalla Resurrezione di Gesù, la morte è intesa in primo luogo come la "morte spirituale" che è il peccato, e in secondo luogo anche come morte fisica. Tutto dipende dall'ascolto e dalla messa in pratica della Parola. Ai giudei, disorientati dalle affermazioni di Gesù, non resta che tirar fuori il padre Abramo per smentirlo. Ma Gesù li accusa di non conoscere Dio e, quindi, di non saper leggere la storia del popolo di Israele, che è stata la preparazione della sua venuta. Quando la nostra adesione a Cristo è superficiale, quando non seguiamo Gesù, ma solo delle convenzioni, allora non comprendiamo più la Parola e, anzi come i giudei, la capovolgiamo: la comunicazione è interrotta (Gv 8,56-57). La tentazione di vivere la fede all'ombra di regole da rispettare è sempre forte; la sequela di Cristo, invece, ci scomoda, ci provoca, ci porta sulla croce per sperimentare la Resurrezione. Gesù è chiaro con i giudei: «Prima che Abramo fosse io sono», facendo eco alle parole di Jahvé sull'Oreb: «Io sono Colui che sono» (Es 3,14), la divinità di Gesù è ormai rivelata e i giudei, reputandolo un bestemmiatore, cercano di lapidarlo, come prescrive la Legge (Lv 24,16). Gesù si nasconde, perché la sua ora non è ancora giunta. I giudei hanno perso la possibilità di accoglierlo; anche a noi oggi spetta questa scelta. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in molti momenti la necessità del passaggio attraverso Cristo per arrivare al Padre: «Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura» (Cost. Dogm. Dei Verbum, 2).

Preghiera
Signore Gesù, aiutaci ad entrare in te, a conoscerti realmente, per conoscere il Padre, affinché sappiamo tenere viva la speranza della Resurrezione. Amen.

Agire
Lavora per creare una comunione con Cristo e i fratelli all'insegna della fede e della ricerca di quanto ci parla già ora di eternità.

Commento a cura di don Gian Franco Poli

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