Omelia (04-03-2008)
Comunità Missionaria Villaregia (giovani)


Il Vangelo di oggi ci invita ad essere testimoni di un altro miracolo di Gesù, alla piscina di Betsaida.
Il centro di questo brano del Vangelo mi sembra la domanda di Gesù a quest'uomo ammalato da 38 anni: "Vuoi guarire?" Sembra una domanda scontata: chiaro che vuole guarire, è ammalato da 38 anni! Come se chiedessimo a un affamato: "Vuoi mangiare?" o ad uno che sta camminando nel deserto, assetato: "Vuoi bere?".

Ma perché allora Gesù fa questa domanda?

A Gesù piace fare le domande; ne troviamo tante nei Vangeli. Lo stesso Vangelo di Giovanni, proprio all'inizio, quando Gesù vede i due discepoli che lo seguono, chiede loro: "Chi cercate?" E queste domande di Gesù scavano nel più profondo di noi, Gesù fa le domande per tirare fuori da noi la risposta, che è già dentro di noi perché noi siamo fatti ad immagine di Dio.
A questo uomo Gesù chiede: "Vuoi guarire?" E' come se gli dicesse: "Vuoi davvero prendere in mano la tua vita? Vuoi davvero pensare al tuo futuro? Deciderti per esso?" Perché quest'uomo non era mai riuscito ad arrivare in tempo alla piscina, all'acqua miracolosa, lo voleva veramente? Cosa avrebbe fatto dopo? Forse non poteva più vivere di elemosina, avrebbe dovuto cercare un lavoro... forse tutto sommato era meglio vivere così.

Questo capita anche a noi, soprattutto ai giovani, viviamo in un mondo costruito da altri, spesso lo accettiamo così com'è, manca la voglia, il desiderio di fare veramente qualcosa di nuovo, di essere veri protagonisti di ciò che viviamo. Spesso viviamo come quest'uomo, rimandando di giorno in giorno, di anno in anno le nostre responsabilità, vivendo come paralizzati, storditi, dalle musiche, dalle droghe, da una falsa felicità, ma soprattutto, in fondo, come anestetizzati da questa incapacità di assumere le nostre responsabilità davanti a un futuro che dipende solo da noi.

Mi ricordo di un incontro vissuto in missione con Marcelo un giovane di 24 anni che faceva parte di una delle tante gang della periferia di San Paolo: atti di teppismo, furti, assalti a mano armata, sparatorie, omicidi facevano ormai parte della sua vita. La legge della strada è spietata e non perdona e anche il destino di Marcelo sembrava ormai segnato: una raffica di mitra che un giorno avrebbe spento la sua giovane esistenza.

Eppure nella vita di Marcelo avviene qualcosa di nuovo: alcuni giovani lo invitano a partecipare ad un incontro, dapprima rifiuta poi inspiegabilmente finisce per accettare. La prima sera si sente un pesce fuor d'acqua vorrebbe andar via. Ma il secondo giorno le parole di un animatore fanno breccia nel suo cuore: "Cristo è venuto per darci una vita diversa. Gesù ci ha portato la speranza. Non importa se tu sei in un pozzo di fango. Accetta la sua salvezza: è la tua Chance!". Nuovi amici lo circondano, gli offrono un'amicizia che Marcelo non ha mai conosciuto, diversa da quella della strada e per la prima volta non si sente solo. L'incontro finisce, ma nel cuore di Marcello è nata una vita nuova: è deciso a prendere la strada di Gesù! Sa quel che rischia. Un giorno per la strada mi sento chiamare; è Marcello, si avvicina e mi dice: "Mi insegni a fare il segno della croce?" Con calma e profonda commozione gli ho insegnato le parole e i gesti del segno di croce, mentre prendevo coscienza che neanche la violenza e il male possono cancellare la sete di Dio scritta nel cuore umano. Quella mano che aveva ucciso, ora nel segno della croce scopre una sorgente di vita nuova.
Gesù compie il miracolo, ma non senza la nostra piena adesione. In fondo Gesù è uno che crede veramente nell'uomo, crede che ce la possiamo fare.

Parola chiave: Gesù, per guarirti ha bisogno del tuo sì.