Omelia (07-03-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
Cercavano di arrestarlo, ma la sua ora non era ancora venuta

Il ministero di Gesù si è alternato, nei suoi tre anni di predicazione, tra la Giudea e la Galilea. Sono territori geograficamente diversi. Regioni che nella loro diversità e complementarietà possono raffigurare i due grandi misteri di Gesù Cristo: il Mistero Pasquale compiutosi a Gerusalemme, in Giudea, ed il mistero dell'Incarnazione avvenuto a Nazareth, in Galilea. Nel brano del Vangelo di oggi però hanno in comune l'incapacità di riconoscere in Gesù il vero Messia. Chi lo ha conosciuto a Nazareth non ha capito la presenza di Dio nell'umiltà della casa paterna. La Sua predicazione a Gerusalemme risultava scandalosa perché Gesù si manifestava come vero Dio. Egli è nel tempio per insegnare. È nella casa del Padre per manifestare la sua gloria nel mistero Pasquale della sua morte e resurrezione. Il suo mistero è unico. Il Dio si manifesta nella vera gloria con l'umiltà. È il Dio della misericordia che Gesù manifesta nella sua sottomissione al padre terreno, Giuseppe. Il Messia Gesù rivela il Padre e il suo amore per noi proprio nel Mistero Pasquale. Gesù vive questo mistero come l'obbedienza del Figlio al Padre, in modo che possa rivelare l'uomo a se stesso. Per noi questo è l'esortazione del brano del Vangelo a riconoscere in Gesù un unico Mistero di Amore che si realizza nell'obbedienza, virtù che misteriosamente unisce in modo fraterno gli uomini e ci fa aprire le braccia nella lode a Dio.