Omelia (19-03-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?". Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: il Maestro ti manda a dire: il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli". Come vivere questa Parola? I miracoli più grandi Gesù li realizza a tavola. È il suo luogo privilegiato durante tutta la vita tanto che alcuni malevoli lo definiscono "mangione e beone". Ancora una volta, alla vigilia della sua Passione e morte, il Maestro dimostra la sua piena appartenenza al popolo ebreo che da sempre celebra i momenti sacri dello shabbat e della Pasqua attorno alla tavola. Lui sta per inaugurare un tempo nuovo, una Nuova Alleanza, ma si rifà comunque alla tradizione giudaica per quanto riguarda il tempo e il luogo della celebrazione, che tuttavia diventa l'origine di una realtà sacra, divina, di un'incarnazione che supera la storia: l'Eucaristia. Infatti, l'Eucaristia si racchiude tutta nel segno conviviale, in un pane da condividere, caricato della presenza di Cristo. E proprio l'immagine della tavola familiare ci introduce molto innanzi nella comprensione del disegno di salvezza. Una festa non può essere celebrata nella solitudine. In genere ci si raduna insieme con gli amici e i parenti per un pranzo, una cena. È proprio nella sacralità della tavola che può avvenire un incontro, una riconciliazione, un'amicizia, un amore. Quello che avviene nelle nostre case, nei gesti semplici e quotidiani di un pasto, è avvenuto in modo misterioso in quella sera a Gerusalemme, "nella sala del piano superiore". Si è creato un clima di attesa e Gesù ha lasciato in dono se stesso. Con le sue parole: "Fate questo in memoria di me" ha esteso il suo invito fino a noi, alle generazioni che sono venute e che verranno. Dio ci vuole oggi suoi commensali, eredi di un dono che riafferma ad ogni alba la sua presenza. Oggi, nella mia pausa di silenzio, pregherò così: Invitami, Signore, alla tua cena, e fa' che non opponga mai scuse o ritardi all'incontro con te. Le parole di uno scrittore La cena non è soltanto l'ultimo annuncio della passione, l'ultima occasione per Gesù di affermare che egli sa che cosa sta per accadergli e ne conosce il significato: è una realtà che Gesù stesso ha voluto porre per dare il senso da lui voluto alla morte che lo attende. J. Guillet |