Omelia (18-03-2008) |
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) |
Commento Giovanni 13,21-33.36-3 Nemmeno il tradimento di Giuda, riesce ad ostacolare la bellezza del progetto di Dio; nemmeno i nostri tradimenti riescono a sconfiggere o a scalfire l'amore di un Dio che dà la sua vita per la salvezza dell'uomo: tanto amore riesce a fare di noi persone migliori? Gesù rivela il limite dell'uomo che talora, con troppa facilità, volta le spalle: Giuda tradirà e Pietro rinnegherà ciò che in un momento di entusiasmo aveva affermato. Anche noi commettiamo dei tradimenti: ogni volta che veniamo meno ai nostri ideali; ogni volta che veniamo meno agli impegni presi; ogni volta che abbandoniamo quei legami affettivi che ci richiedono impegno per rincorrerne altri più frivoli e interessati; ogni volta che riveliamo una fragilità dell'amico, per sminuirne la sua immagine, volendo gonfiare la nostra. Ogni tradimento ha all'origine una storia d'interessi e di egoismi. Gesù spezza questa catena "precedendo" il tradimento di Giuda. Non sarà infatti Giuda a consegnare Gesù in mano ai Giudei, ma sarà Gesù stesso, facendo di quella scelta un capolavoro nell'amore, a consegnarsi. C'è una frase in questo Vangelo che sempre mi ha interrogato: "Quello che devi fare, fallo subito." Perché Gesù ha detto questo a Giuda? La spiegazione più bella mi sembra contenuta nella logica dell'amore: Gesù ha così tanto desiderio di salvarci che, in un certo senso", non vede l'ora di poterlo fare. Sa che Giuda, uscendo da quel banchetto speciale, andrà a "consegnare Gesù", ma Gesù si è già consegnato all'amore totale, all'amore fino alla fine e ha in un certo senso un desiderio immenso di vederci tutti salvati da questo amore. E' assurdo, ma in ogni nostro tradimento, Gesù ci ha anticipato l'amore, e se solo abbiamo il coraggio di volgere il nostro sguardo verso di Lui, ci rendiamo conto che abbiamo solo tradito noi stessi, perché il suo amore rimane, fermo, inchiodato a quella Croce, fedele sino alla fine. |