Omelia (21-03-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò. Come vivere questa Parola? A commento delle ultime parole di Gesù sulla croce, Giovanni Paolo II, esperto del patire, diceva: "Esse manifestano la sua coscienza d'aver eseguito fino in fondo l'opera per la quale era stato mandato in questo mondo. Si badi: non è tanto la coscienza di aver realizzato progetti suoi, quanto di aver eseguito la volontà del Padre nell'ubbidienza spinta fino alla completa immolazione di sè sulla croce. Già solo per questo Gesù morente ci appare come il modello di quella che dovrebbe essere la morte di ogni uomo: la conclusione dell'opera assegnata a ciascuno per il compimento dei disegni divini. Secondo il concetto cristiano della vita e della morte, gli uomini fino al momento della morte sono chiamati a compiere la volontà del Padre, e la morte è l'ultimo atto, quello definitivo e decisivo, del compimento di questa volontà. Gesù ce lo insegna dalla croce". Con questa offerta di amore filiale e di sereno consenso, egli ha rovesciato il senso della morte in direzione della vera vita. Essa è un ponte, non più un baratro. Quando cade nel peccato e nella morte, l'uomo troverà ad attenderlo, anche lì, colui che lo ha creato. L'«Ora» tanto attesa della glorificazione del Figlio, l'ora in cui si rivela il suo amore libero e obbediente che giunge sino alla fine, viene a compiersi. Il racconto della passione, vertice di tutto il Vangelo, avvincente sia per la sua densità teologica che per la sua arte narrativa, non vuole tanto o solo porre l'attenzione sulla sofferenza fisica, sulle umiliazioni e sulla morte di Gesù, ma su un altro aspetto che si impone maggiormente. Gesù, il Verbo fatto carne, non è una vittima a cui si strappa con violenza la vita, ma uno che la consegna liberamente come un atto d'amore per il mondo. Il Calvario non è solo simbolo di martirio, ma scenario di riscatto della persona umana, luogo di speranza per i piccoli, i poveri, le vittime della vita. Per ognuno di noi, che spesso ci ritroviamo perdenti. Nella preghiera di oggi, cercherò di sostare in silenzio davanti al Crocifisso adorando il mistero di un amore che non finisce di stupirci e commuoverci. Chiederò a Maria, la Madre, che ha seguito da vicino e ha patito nell'anima le stesse sofferenze del Figlio, di essermi madre e di scolpire nel mio cuore le piaghe di Gesù. Le parole di un monaco Al venerdì santo i cristiani raccolgono nell'immagine del crocifisso, agnello innocente, tutte le vittime della storia, gli agnelli uccisi dai lupi: i cristiani in questo giorno sono chiamati a imparare a sostenere lo scandalo della croce senza rovesciare le colpe sull'altro, sicuri che dalla croce di ogni giusto si evidenzia una ragione per cui vale la pena dare la vita. Enzo Bianchi |