Omelia (20-03-2008)
don Maurizio Prandi
Un amore senza pentimenti

Comportatevi come io ho fatto con voi dice Gesù ai suoi discepoli... e a Pietro: ora non puoi comprendere quello che faccio... lo comprenderai più tardi... un rito allora, per fare memoria, ma anche un rito per fissare nel cuore ciò che non si può comprendere. Bello: il Figlio di Dio si affida a dei segni: il pane e il vino della seconda lettura; ma non solo, si affida anche a dei gesti: spezzare il pane, lavare i piedi. Quando penso ai riti in generale e al loro significato nella vita delle persone, spesso mi sfugge proprio questo aspetto, quello della capacità che ha il rito di fissare nel cuore ciò che è tanto grande da non poter essere contenuto nelle ristrettezze della mente. Per i due discepoli di Emmaus ad esempio, ciò che la seconda lettura di oggi ci racconta, la memoria della cena, diventa il mezzo decisivo per cogliere una presenza: la Presenza, quella del Risorto in mezzo a noi. Mons. Giuseppe Angelini, a proposito di questo scrive una cosa davvero bella: il rito è necessario proprio per questo motivo: i pensieri della mente sono sempre in ritardo rispetto ai presagi segreti del cuore. Perdonatemi se ancora una volta cito l'incontro tra la volpe ed il piccolo principe ma credo proprio che ci possa aiutare a capire un'altra verità racchiusa nella celebrazione di un rito: il rito serve a creare dei legami.

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore.....addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" " Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe. " Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. " In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...." Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.


Bello allora comprendere come i riti possano legare le persone le une con le altre; mi pare importante anche leggere l'importanza di tutto questo all'interno di una famiglia o di una comunità. Allora per noi oggi e i prossimi giorni, ritrovarci a celebrare il triduo pasquale è rinsaldare un legame, ri-dirci un legame, non soltanto con Dio (pare ovvio questo all'interno di una celebrazione), ma anche tra di noi. Il rito mi dice che cosa conta nella mia vita ed è proprio per questo che va condiviso con i fratelli e le sorelle, per poter sperimentare la profondità del legame che si viene a creare. Mi accorgo, ad esempio, di non essere capace a creare dei legami quando le persone mi chiamano al telefono alle 11.00 della domenica. Vedo la chiamata sul cellulare quando lo accendo e mi dico: ma come è possibile che non sia riuscito ancora a far passare l'idea che la domenica a quell'ora celebro la Messa? Evidentemente non sono riuscito a trasmettere l'importanza che quel momento ha nella mia vita. So anche che, sempre grazie all'importanza dei rituali, se vado dalla Edda o dalla Luisa a Reppia o dalla Rita ad Arzeno alle 16.00 ho la possibilità di vivere con loro la preghiera del s. Rosario, perché loro a quell'ora pregano: ecco l'importanza dei riti per stringerci insieme come comunità.

Ieri, il nostro vescovo, concelebrando insieme ai sacerdoti della Diocesi ci ha detto come durante la visita pastorale tanti bambini gli abbiano fatto delle domande: Perché sei prete? Da quanti anni? Hai sentito la voce di Dio? Sei contento della tua vita? Ti sei mai pentito della tua scelta? Mi pare siano domande che hanno aiutato anche noi preti a riflettere su dove siamo in questo momento della nostra vita. Trovo che c'è un punto di contatto con quanto Gesù fa nell'ultima cena: lavando i piedi ai discepoli lascia come un testamento spirituale, annuncia che il suo amore, (che ogni amore intensamente vissuto) è senza pentimenti. Alle volte ci spremiamo nel fare bilanci del nostro agire, se abbiamo un ritorno da tutto il "lavoro" che facciamo; forse però non ci poniamo le domande giuste: la domanda, spesso ossessiva è: che cosa ci ho guadagnato? La domanda che però dobbiamo farci è un'altra: Che cosa ci hanno guadagnato i miei fratelli? Hanno conosciuto attraverso la mia opera il segno dell'amore di Gesù, che è senza risparmio e senza pentimenti? (mons. G. Angelini)

L'istituzione della Eucaristia, della quale oggi facciamo memoria, è per rivelare che Gesù mostra un'accoglienza incondizionata verso tutti, ma proprio tutti, visto che anche a Giuda ha lavato i piedi. L'Eucaristia è sacramento dell'accoglienza di Dio nei confronti di tutti gli uomini (E. Bianchi). Fa', o Signore, che nel nostro celebrare possiamo esprimere quell'umanità che è segno eloquente di accoglienza, segno di una vita vissuta in Gesù, che nella sua vita terrena tutti ha accolto, tutti ha incontrato, per tutti ha narrato la misericordia di Dio.