Omelia (24-03-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
Annunziate ai miei fratelli: vadano in Galilea, là mi vedranno

Il testo liturgico si compone di due scene: l'apparizione di Gesù alle donne con il loro annuncio ai discepoli e il rifiuto delle autorità religiose ufficiali di credere alla risurrezione di Gesù, mettendo a tacere il diffondersi dell'annuncio delle donne. Di fatto i due racconti si richiamano alla risurrezione e al sepolcro vuoto. Ma le due narrazioni sono legate soprattutto da un elemento di contrasto. Le donne hanno visto il sepolcro vuoto e l'angelo biancovestito e, mentre erano sul cammino del ritorno, incontrarono Gesù, che veniva verso di loro ed esse lo adorarono. Gesù disse loro: "Non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno". Anche le guardie hanno visto l'angelo della risurrezione sotto una potente forza da soccombere di paura e così dovettero rendere alle autorità religiose una inconfondibile testimonianza dell'accaduto. E che risposta ricevono? "Dite che i suoi discepoli sono venuti di notte e lo hanno rubato, mentre voi dormivate". Quanto di più falso e di inconsistente si potesse dire! All'opposto sia per le donne che per le guardie il testo evangelico parla di 'timore' che nella bibbia indica la percezione da parte dell'uomo della presenza di Dio. Dunque, le donne e le guardie si sono trovate di fronte alla medesima realtà della risurrezione, e tuttavia le une hanno creduto, le altre, costrette, no. Come dire che la ragione può sempre trovare – in buona o cattiva fede – una via per rifiutare il Cristo risorto. Egli è, infatti, una realtà alla quale hanno accesso solo la fede semplice e il cuore puro. Infine, che dire della predilezione del Signore Gesù, che nelle sue prime apparizioni pasquali, ha privilegiato le donne? Quando la cultura del tempo e le tradizioni erano sull'altra sponda?