Omelia (15-04-2008)
Messa Meditazione
L’inverno interiore

Lettura
La scena che il testo propone alla meditazione si svolge nel tempio, durante la festa della Dedicazione, nel periodo invernale (vv. 22-23). I Giudei provocano Gesù perché dica con chiarezza se è il Messia. Egli risponde che lo ha già detto, ma non vogliono credergli. Eppure, anche le sue opere lo mostrano come Messia (vv. 24-26). All'incredulità dei Giudei, Gesù contrappone il comportamento delle "sue pecore" e parla della sua relazione con esse. Dopo aver insistito sulla garanzia della cura nei riguardi delle pecore che lo seguono, Gesù mette in risalto la sua unità con il Padre (vv. 27-30).

Meditazione
L'annotazione dell'evangelista sulla stagione, «era inverno» (v. 22), è comprensibile perché la festa della Dedicazione cadeva nella seconda metà di dicembre. Pensando ad un'allusione simbolica, sant'Agostino, partendo da tale nota, ha scritto: «"era inverno". Erano intorpiditi dal freddo! E non avevano coraggio di avvicinarsi al fuoco divino! È la fede che ci permette di avvicinarci. Colui che crede si avvicina veramente. Il fuoco dell'amore di Dio era spento nei loro cuori».
Ai Giudei che non credono in lui, Gesù dice: «voi non credete, perché non siete mie pecore» (v. 26). Essi non fanno parte di quegli uomini che il Padre ha dato a Gesù. Ritroviamo qui la relazione con Dio Padre come condizione dell'adesione a Cristo, che egli ha già spiegato nel discorso sul pane di vita (cfr., ad esempio, Gv 6,37.45). È necessario che il Padre attiri verso Gesù, perché qualcuno possa credere: bisogna, in altre parole, che Dio consegni qualcuno al Signore Gesù, perché questo qualcuno possa appartenere al suo gregge e possa ascoltarlo. Quando Gesù si presenta a un'anima che gli è stata data dal Padre, si riconoscono a vicenda.
Gesù, tuttavia, non taglia drasticamente il dialogo con i Giudei increduli: con un aggancio al precedente discorso sul pastore, contrappone loro il comportamento delle sue pecore che ascoltano la sua voce e la sua relazione con esse (cfr. v. 27). Fa', cioè, un ulteriore invito ad ascoltare la sua voce, continua a rivolgersi a chi non crede, perché questi veda la propria cecità e desideri la luce (cfr. Gv 9,41). Gesù è il buon pastore che va in cerca della pecora smarrita.

Preghiera:
Signore Gesù, veniamo a te. Concedi ai nostri inverni e ai nostri freddi di sciogliersi davanti al fuoco del tuo amore che salva. Donaci di udire la tua voce e di farla ascoltare ancora a chi non vuole più ascoltarla. Fa' che nelle nostre parole risuonino le tue parole.

Agire:
Oggi, dirò una parola del Signore, darò una testimonianza a un fratello o a una sorella.

Commento a cura di don Nunzio Capizzi

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