Omelia (22-04-2008) |
Messa Meditazione |
La pace e la croce Lettura Nel momento del commiato, Gesù fa ai suoi discepoli il dono della pace e rivolge l'invito alla gioia, al rallegramento, perché egli ritorna al Padre. La parola di Gesù anticipa l'evento della sua dipartita, di modo che questo, quando avverrà, non sia sconvolgente per i discepoli, ma vissuto nella luce della fede. In questa luce, la partenza del Maestro non è un morire, ma un riportare la vittoria sul «principe del mondo» e un mostrare al mondo l'amore del Figlio per il Padre. Meditazione La pace è una delle promesse messianiche dell'Antico Testamento. Ad esempio, Is 9,5-6, parlando del regno di un figlio di stirpe regale, dell'Emmanuele, «principe della pace», dice che «la pace non avrà fine». Gesù compie la promessa e dona la sua pace in modo duraturo, non solo per quel momento difficile, ma anche per tutto il tempo successivo, in cui i discepoli avranno altre afflizioni (cfr. Gv 16,33). La pace di Gesù, donata prima della passione, non è la pace dello stoico, che resta indifferente anche se il mondo gli crolla addosso, e neppure quella di chi vive tranquillamente da schiavo del proprio egoismo. La pace di Gesù nasce da un amore più forte della morte: è la pace del Crocifisso-Risorto, che ci rende «concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). La croce di Gesù, per il discepolo, è il segno della pace in mezzo a tanti conflitti. È la certezza che, per quelli che amano Dio, «tutto concorre al bene» (Rm 8,28). Intanto, mentre Gesù parla con i discepoli della sua pace, si avvicina «il principe del mondo». Potremmo pensare al concreto avvicinarsi di Giuda, accompagnato dai soldati e dalle guardie che cattureranno Gesù, oppure all'opera della potenza delle tenebre (cfr. Lc 22,53). In ogni caso, il nemico non ha alcun potere su Gesù e le tenebre non possono divorare la luce. Il Figlio, infatti, accoglie liberamente la croce, compiendo così il comando d'amore del Padre e rivelando la gloria di Dio: «Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio» (cfr. Gv 10,18). Le tenebre sono incapaci di accogliere la luce, ma anche di distruggerla, di divorarla, di sopraffarla e, pertanto, saranno sconfitte dalla «luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Preghiera: Signore vittorioso, stabiliscici nella tua pace e donaci la tua luce. Tu, che ami il Padre e compi la sua volontà, fa' che ti siamo uniti nell'ubbidienza, nelle tribolazioni, nella gloria. Agire: Mi interrogherò sui casi di non-pace, di cui sono a conoscenza, per portare in essi la pace. Commento a cura di don Nunzio Capizzi Clicca qui se vuoi abbonarti a "Messa Meditazione". |