Omelia (01-04-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su At 4,32 Dalla Parola del giorno La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola. Come vivere questa Parola? Con pochi tratti magistrali, Luca delinea l'immagine della Chiesa così come sgorgata dal cuore trafitto del Maestro. Con il suo sacrificio, Gesù ha eliminato ogni muro di divisione, ogni ingiusta discriminazione, così che ora "non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Col 3,28). Le differenze non sono eliminate bensì assunte e valorizzate nell'armonia di un organismo unitario e ben compaginato, in cui ognuno ha coscienza di avere un ruolo da svolgere a beneficio dell'intera corpo ecclesiale. Non c'è più spazio per l'individualismo gretto. Gli stessi beni materiali vengono generosamente condivisi. Ma non si tratta che di frutti esteriori rivelativi di un dato ben più importante: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola". Se manca questo convergere dei cuori verso la comunione piena, il resto non è che filantropia, elemosina, dietro cui si può nascondere l'egoica ricerca di se stessi. È questa tensione verso l'unità dei cuori che deve qualificare il nostro essere cristiani e che ci rende lievito in una società dominata da interessi egoistici. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi soffermerò a considerare questa immagine, certo ideale, della prima comunità cristiana. Un dover essere che si impone oggi con la stessa forza di ieri, una meta che l'opera redentiva di Cristo rende possibile. Signore Gesù, il tuo gesto d'amore mi rende consapevole che non posso dare ai fratelli le briciole che cadono dalla mia mensa. Tu hai dato te stesso e mi hai invitato a fare altrettanto. Dammene il coraggio. La voce di un testimone di oggi Cristo è comunione. Non è venuto sulla terra per creare una religione in più, ma per offrire a tutti una comunione in lui. frère Roger di Taizé |