Omelia (08-04-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento Gv 6,30

Dalla Parola del giorno
"Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?"

Come vivere questa Parola?
Nel Vangelo di oggi Gesù cerca di far comprendere alla folla che ha mangiato il pane da lui benedetto e moltiplicato che cosa significhi credere. Non è una risposta ovvia e consequenziale ad un 'segno' evidente e pragmatico, è l'accettazione di un Amore che si fa Pane di Vita per sfamare l'eterno desiderio dell'uomo di 'un di più', di 'un oltre' che per amore rimane nel tempo per sempre. Il 'segno' del Pane disceso dal cielo capace di dare la vita, nel linguaggio di Giovanni, svela l'identità di Gesù: Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Egli stesso, dunque, è il 'segno'!
La fede, allora, è adesione a Lui, alla sua persona: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame...", non è osservanza di una dottrina. Il vero pane è Gesù, non le altre offerte di salvezza che potrebbero solo preparare e avviare ma mai essere meta e conclusione.
La fede è dunque adesione alla modalità di essere di Gesù: una esistenza in dono. Il 'Pane del cielo che dà la vita al mondo' è la rivelazione del significato profondo del Cristo e del suo mistero pasquale e dunque dell'uomo stesso, di ciascuno di noi.
E noi abbiamo bisogno proprio di questo: abbiamo 'fame' 'desiderio' di un Dio che non stia per i fatti suoi, beato nella sua onnipotenza e perfezione, ma che si doni a noi, che ci riveli le nostre origini, che ci sia 'terrà dove stendere le nostre radici nella serenità e nella fiducia, che ci 'nutrà quando la fame di senso attanaglia il nostro essere temporale e fragile.
Ma abbiamo anche bisogno di Qualcuno che ci faccia diventare ciò che profondamente sperimentiamo di essere e che fatichiamo a tradurre nei mille gesti di ogni giorno: dono.
Ecco la fede: non adesione intellettualistica ad un sistema di sapere, ma l'incontro con Una Persona, Cristo, che rivelandosi nella Parola e nel Pane, rivela noi a noi stessi e ci rende capaci di essere ciò che siamo secondo il progetto creatore: esistenza in dono.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi tufferò con gioia nel mistero pasquale che, in questo periodo, la liturgia offre alla mia meditazione e alla mia vita. Sì, lo medito, contemplando la persona di Gesù risorto, mentre gli dico:

Dammi il tuo Pane, dammi Te! Perché io mi percepisca amato da te e percependomi sfamato nell'amore, impari ogni giorno da te ad amare gli altri in sincerità e purezza di cuore.

La voce di un Santo Vescovo
Il Pane che da la Vita. Fa' sovente la Comunione, o Filotea, e credi a me: come le lepri diventano bianche d'inverno perché non mangiano altro che neve, così a forza di adorare e mangiare la bellezza, la bontà, la purezza medesima in questo divin Sacramento, diventerai tu pure tutta bella, tutta buona, tutta pura!
San Francesco di Sales