Omelia (12-04-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

A conclusione del discorso sul pane della vita, contestato dai giudei, troviamo anche "molti fra i discepoli di Gesù" che mormorano, si scandalizzano e si allontanano. Considerare la contestazione solo per il rifiuto di mangiare la carne e bere il sangue, cosa abominevole per sé, sarebbe stata troppo riduttiva, perché il rifiuto riguardava tutto il discorso. Gesù si presenta come nutrimento indispensabile per ogni suo discepolo. Questi deve avere Gesù come principio ispiratore della sua esistenza: da lui ricevere senso, motivo, modo di pensare, capacità di amare e di vivere sempre più in comunione con lui. E' qui il vero ostacolo per chi non è disposto a fare il salto della fede, e fede significa dare il cuore, lasciarsi plasmare. E ciò non è neppur un plagio. Il Signore ci lascia liberi, ma liberi per essere la vera immagine di quel Figlio dell'uomo, in cui il Padre ha voluto darci il prototipo. Fu una grande prova per Gesù: proporre il suo mistero, il progetto del Padre, e vederlo così rifiutato. Si volse infatti ai suoi e disse: "Forse anche voi volete andarvene?". E subito Simon Pietro gli rispose: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". L'apostolo, in quel momento sotto la forza dello Spirito, attestava che Gesù era venuto a dire tutte le cose che noi non sappiamo e che abbiamo assolutamente bisogno di sapere. Noi, quindi facciamo nostra la professione di fede dell'apostolo Pietro, pregando il Padre che ci mantenga sempre uniti al Figlio suo. Siamo posti non più davanti ai miracoli, alle tante meraviglie di Dio, ma posti davanti al mistero di Cristo, pane necessario e unico per la nostra vita. Ma se non si è profondamente persuasi che solo Cristo ha parole di vita eterna, è evidente che le ascolteremo da altre parti, ma non saranno mai parole di vita eterna.