Omelia (23-04-2008) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Come vivere questa Parola? Si tratta di 'frutto' perché questa pericope è inserita nell'allegoria di Gesù circa la vite e i tralci. È Lui la vite in cui scorre la linfa' che comunica vita (e vita 'divina' dunque!) anche a noi, suoi tralci. L'immagine è bella e sempre nuova, ma si tratta di tradurla, qui e ora, nell'esperienza del quotidiano. Un giovane fisico ricercatore amico di S.Biagio ha lanciato giorni fa una domanda agli altri amici, attraverso la posta elettronica: Che cosa ci ha dato qui e ora Gesù? Non dopo la morte, ma già qui e ora? Che cosa ci sarebbe in meno se non ci avesse salvato qui e ora?. È una domanda coraggiosa che ben sintonizza con questa affermazione di Gesù. Sì, qui e ora, io porto frutti di vita (con prospettive anche di vita eterna) se mi lascio di fatto salvare stando unito a Gesù, com'è unito il tralcio alla vite. Non basta credere vagamente in Gesù! Bisogna viverlo, respirarlo. Ma come? Appunto tenendoci bene inseriti nella vite, cioè strettamente uniti a lui. Prova a strappare un piccolo tralcio o anche solo a malmenarlo. Se la linfa non scorre più, muore, se scorre a fatica, certo vedrai grappoli d'uva ben smilzi o malati o 'nulli'. Il segreto dunque è vivere insieme a Gesù, assumere – attraverso la Parola – le sue categorie mentali, i suoi sentimenti. Chiedergli: che cosa faresti tu, qui e ora? Allora, qui e ora, ecco io porto frutto. È frutto di pace e serenità, è frutto di coraggio nella prova, è pazienza nella rinuncia al tuo ego, è frutto di amore e di gioia. Oggi, nella mia pausa contemplativa, visualizzo una vite carica di grappoli maturi. Riposo il cuore nella positività della promessa di Gesù. Sì, Signore, concedimi di vivere te, di non starmene da solo nelle mie fatiche. In te, donami di portare frutti di gioia. La voce di un dottore della Chiesa Il Signore ha detto che chi è in lui produce "molto frutto". E non ha detto: Senza di me potete fare poco ma: "Senza di me voi non potete fare nulla". Sia il poco sia il molto, non si può farlo comunque senza di lui, poiché senza di lui non si può fare nulla. Perché anche se, quando il tralcio produce pochi frutti, l'agricoltore lo monda, affinché ne produca di più: tuttavia, se non resterà unito alla vite e non trarrà alimento dalla radice, non potrà da se stesso portare nessun frutto. S. Agostino |