Omelia (24-12-2000)
Paolo Curtaz
Arrivano buone notizie

"Beata colei che ha creduto!"
La gioia, dicevamo domenica scorsa. Pare essere una caratteristica dell'altronatale. Cos'è l'"altronatale"? E' quello che ci piomba addosso ogni anno, con le sue luci, i suoi regali, i suoi riti pseudocristiani, il buon vecchio Babbo Natale generoso che porta i regali e che scalza l'insipido bambinello di Betlemme. E tra le luci e le copertine patinate c'è la solita retorica: "E' Natale, sii felice". Bene grazie. Perché mai dovrei essere felice? Per quale dannato motivo devo essere felice se non ho ciò che mi serve per celebrare l'altronatale?
Molti, domani, non faranno il cenone; per molti (troppi!) questa festa non farà che acuire la sofferenza, molti la passeranno da soli o sfollati o scontenti... perché cavolo dovrebbero essere felici nel vedere ciò che loro non hanno?
L'altronatale propone tutti questi valori: pace del cuore, gioia, serenità, bontà; ma non spiega come ottenerli, si limita a venderli. Dice: "se fai così, se ti adegui a questo standard sarai felice".

Natalevero dice quasi la stessa cosa. Ricordate Paolo domenica? "Rallegratevi sempre nel Signore".
E Sofonia? "Tu sei la gioia di Dio". E oggi, alla vigilia di Natale, torna lo stesso tema, se possibile ancora più intenso: leggete l'incontro fra le due donne nel Vangelo. E' tutto un sussulto, un complimento: Giovanni Battista che riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna che vede imprevedibilmente realizzato il suo agognato sogno di maternità e fa i complimenti alla piccola cuginetta Maria. Maria, ancora scossa da quanto le è successo, che comincia a ballare e a fare i complimenti a Dio che la salva. Si sente la tensione, lo stupore, l'inaudito che si realizza. E' vero, allora, Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio – il Dio d'Israele – è qui.
E questo scatena la gioia, contagia, stupisce...
Stupisce soprattutto Maria ed Elisabetta, che non se l'aspettavano, perché decisamente fuori dai canoni dell'altronatale. Povere entrambe, nate in un tempo senza hi-tech e vacanze, senza possibilità di finire sulle copertine, senza lavori da donne-manager, Maria ed Elisabetta rppresentano l'assoluta mediocrità, la totale normalità, proprio quella che noi rifiutiamo continuamente cercando di uscire fuori dal pantano dell'anominato (grande fratello docet).
Ecco, questa sì che è una buona notizia: puoi essere felice anche se povero e sfortunato, puoi realizzare la tua vita anche se abiti in un paese arido e senza poesia, puoi essere ricolmo più di un re perché ascolti la Parola che Dio ti vuole dare.

Dio viene per colmare il tuo cuore: questa è una buona notizia. Buon Dio! Se vi dicessi: hai una vita riuscita, un lavoro che ti realizza e che ti da' vagonate di soldi, una casa da sogno, una splendida moglie, figli educati e sensibili, il salone di casa con l'alberone e le luci e il clima di festa giusto perciò sii felice, cosa dico di straordinario? Che buona notizia è? Un Dio che da' pace alle persone già felici? No: la cosa inaudita è proprio il contrario: la felicità è altrove, è la salvezza di un Dio che ti ama talmente da consegnarsi come un neonato, è una felicità accessibile anche al povero, anzi forse più ancora al povero perché più disposto, più accogliente.
La gioia come dimensione essenziale del Natale. La gioia del sentirsi ed essere veramente salvati da Dio. Siamo veramente nel cuore e nel desiderio di Dio!
Due piccole annotazioni conclusive.
La prima gioia è la fede, è credere: "beata colei che ha creduto". Non quella fede un po' approssimativa che tiriamo fuori alle feste comandate. No: la fede del povero che vede l'inatteso riempirgli la vita. Inoltre – l'avrete notato – il vangelo si chiude su Maria che fa i complimenti a Dio per tutto ciò che ha fatto a Israele suo popolo. Maria ha la capacità di gioire per ciò che Dio fa per gli altri. Fossimo capaci!
Eccoci allora: Dio è presente, Dio viene. Viene per me, per te, per chi lo cerca veramente con tutte le forze...