Omelia (08-05-2008)
Monaci Benedettini Silvestrini
Siano perfetti nell'unità

Dopo aver pregato per i suoi discepoli, Gesù prega ora per tutte le generazioni dei credenti. I discepoli non debbono isolarsi nella loro fede religiosa come in una torre d'avorio. Sono la cellula che si svilupperà in una comunità sempre più vasta di credenti, mediante la fede attinta al Vangelo, predicato dai primi discepoli in poi sotto la forza dello Spirito Santo. Così attraverso la loro predicazione che i credenti di sempre, anche di oggi, vengono misteriosamente a contatto col verbo, che si è fatto carne per la salvezza di tutti e formano con lui e con il Padre una unità perfetta. Questa unità fra i discepoli non è solo una forte aggregazione, basata su comunanze cultuali e culturali, ma deve avere una connotazione teologale ben precisa. Deve essere una unità come esiste fra il Padre e il Figlio, e una comunione di tutti con il Padre e il Figlio. Tale unità realizzata nei discepoli è condizione "perché il mondo creda che il Padre ha inviato Gesù" come suo Figlio, salvatore degli uomini. "Io in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell'unità, e il mondo conosca che tu mi hai mandato, e li hai amati come hai amato me". Questa comunione è possibile solo nell'amore: solo con l'amore una persona può essere nell'altra. L'incarnazione di Dio in Cristo e nei credenti dev'essere un argomento di credibilità per il mondo. Il mondo crederà in Dio solo quando lo vedrà in coloro che lo attestano. Ma si tratta sempre di una comunione di vita da cercare, da realizzare progressivamente fino al compimento. Gesù ha pregato per l'unità dei discepoli ai quali ha trasmesso le parole udite dal Padre, ai quali invia lo Spirito Santo per guidarli alla verità tutta intera e che sono conservati in questa fede dall'amore del Padre e dalla preghiera del Figlio. Noi non troviamo in ciò una risposta ai nostri attuali problemi ecumenici, ma siamo posti nel clima nel quale sperare e operare per l'unità intesa da Gesù.