Omelia (03-12-2000)
Paolo Curtaz
Alzarsi. Guardare oltre.

"Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina"
Iniziamo bene questo nuovo anno liturgico! Fortunatamente consideriamo la Parola di Dio come una specie di pia esortazione morale da dimenticare appena usciti di Chiesa, altrimenti rischieremmo davvero di trasecolare...(o di convertirci?)
Avete sentito bene? Inizia l'avvento: quattro settimane in preparazione all'incontro del Natale.
Natale richiama candore, dolcezza, buoni propositi. E oggi la Parola ci prepara a questa melassa con un elenco inquietante di disgrazie! Gesù dice: ci saranno segni, turbamenti, paura, guerre... oggi direbbe: tensione in Medio-Oriente, paura per le biotecnologie impazzite, il morbo della mucca pazza, la tragica alluvione che ha devastato la nostra amata Valle. Elenco quotidiano di eventi difficili, rosario infinito di realtà tragiche, Treccani delle lamentazioni di ognuno di noi. Bello partire dalla realtà, vero? Gesù non è quel Dio risolvimi-i-problemi che alle volte crediamo: è cosciente di ciò che ci spaventa, della situazione di fatica e di fragilità in cui siamo immersi...
La fede è tutto fuorché oppio dei popoli, negazione della realtà, fuga dallo stress. No: per accogliere Dio nel Natale occorre anzitutto essere realisti: la vita può far paura, dice Gesù.
Ma voi alzatevi e levate il capo. Voi discepoli, voi che seguite la via, voi figli della luce, voi cristiani che volete prendere sul serio la Parola. Voi, sì, potete sperare; per voi tutto questo ha un altro senso. Prendere coscienza della fatica e della fragilità della vita, sembra dire Gesù, vi porta ad alzarvi.
Che fatica, alzarsi, oggigiorno! Sembra uno sforzo impossibile, alzarsi!
Fermati, allora, guarda alla tua vita: sei in piedi o seduto? Sdraiato, steso? Hai tempo di vivere? Sei soddisfatto della tua vita? Ti accorgi della tua vita? No? Allora alzati. La fede parte tutta da questa presa di coscienza, questa voglia di alzarsi, questa ansia di ricerca, questo bisogno di andare oltre.
Ahimé – annota Gesù – puoi scordarti la vita appesantito da dissipazioni, ubriachezze e affanni.
E quanto è vero! Le pesantezze di oggi si chiamano lavoro eccessivo, bombardamento di informazioni, mancanza di tempo, logica del "tutto e subito". Rischiamo di lasciarci passare addosso la vita, di non saper vivere, di non sapere da che parte andare. Abbiamo perso Dio perché abbiamo perso noi stessi. Ecco allora il tempo dell'Avvento, tempo del'alzarsi e levare lo sguardo. Il nostro è ormai diventato uno sguardo piatto, fisso all'orizzonte: cosa farò fra tre mesi, fra un anno. Sempre e solo orizzontale. Come riuscirò a superare quella pena? Quel mio passato? Sempre e solo orizzontale. No: levate lo sguardo, impariamo ad andare dentro, oltre, al di là. Per questo Gesù viene: per insegnarci ad andare oltre. L'Avvento allora diventa tempo di veglia e preghiera, di diga all'agitazione, di sforzo nell'alzare lo sguardo, di silenzio per ritrovarsi, per ritrovarci.

Andare oltre per vedere con Geremia le promesse di bene realizzato che il Signore ha fatto a Israele. Quando Geremia scrive, circa 630 anni prima di Cristo, intorno a lui tutto è catastrofico, incombe la fine dei tempi. Eppure Geremia, osteggiato a causa del suo essere profeta, va oltre, vede l'essenziale: Dio ha su di te promesse di bene, realizza per te un progetto di salvezza. Il problema è che non ci interessa più di tanto! Abbiamo veramente bisogno di salvezza? Cioè di pienezza, di luce, di vita, di senso? Sentiamo davvero il bisogno di pienezza? Che le dissipazioni e gli affanni non mortifichino in noi questo bisogno di assoluto!

La comunità cristiana a cui Paolo scrive (la sua prima lettera!) vive questo sguardo alzato, questa voglia di andare oltre. E lo concretizza nell'amore vicendevole della comunità stessa.
Tiriamo le fila?
Avvento ci invita davvero ad alzare lo sguardo, è un tempo forte che ci richiama all'essenziale, che ci permette di fare il punto della situazione. Malgrado la realtà alle volte sia negativa, distruttrice, densa di nubi, il Signore ci invita non a piegarci e lamentarci, non a dimenticare e far finta di non vedere, ma a cogliere il segno ed andare oltre. Se la realtà è negativa – sembra dirci – significa che il senso della vita è altrove...
Che dite?