Omelia (23-03-2003)
don Romeo Maggioni
Parlava del tempio del suo corpo

Quaresima, tempo di ricerca di Dio, di conversione; ma come e dove avviene questo incontro perché alla fine sia salvifico? Quale culto, perché sia vero ed efficace? Quale tempio frequentare e quale religione praticare perché sia gradita al Signore? Lui che un giorno disse alla Samaritana:"Né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre. E' giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità" (Gv 4,23). Ancora una volta la liturgia quaresimale ci fa guardare al mistero pasquale come all'autentico luogo dell'incontro salvifico con Dio oggi.

1) "..UN LUOGO DI MERCATO"

Il gesto rivoluzionario di Gesù è sempre parlante anche oggi: "Gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e disse: Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato". Più che nella Chiesa - che comunque vive di sostegno dei sempre più pochi fedeli! - è attorno alla Chiesa che c'è mercato; e quanti ne approfittano per propri business!

Così anche crea fastidio nel fedele che ogni domenica, fuori o dentro la chiesa, ci sia qualche iniziativa di "carità" o gruppo paraumanitario che cerca soldi, o qualche "giornata" che reclama sostegno! Se è giusto l'invito alla carità, quanto spesso però si distrae l'attenzione (e magari la predicazione stessa!) dall'aiutare a fare della messa festiva e della chiesa - l'unica volta che la si frequenta - "una casa di preghiera" (Mt 21,13).

Ma anche la messa, o anche più in generale la religione che si pratica da molti cristiani, è davvero sempre un culto puro, disinteressato, occasione di adorazione, di lode e di ringraziamento a Dio? O non piuttosto spesso solo rito magico...! Non che non ci voglia la preghiera di intercessione e di richiesta d'aiuto; il cristianesimo è "salvezza", cioè coscienza di un limite e di una insufficienza. Ma Gesù ci ha insegnato a non pensare a Dio come al tappabuchi dei nostri guai; a Satana che nel deserto lo tentava di miracolismo rispose: "Non tentare il Signore Dio tuo", non sfidare Dio, non accaparrarlo per i tuoi progetti, ma fidati di Lui anche nei momenti di prova.

Ci ha infatti insegnato a pregare: "Sia fatta la tua volontà"; cioè a fidarsi di Lui che ci sa aiutare anche nella prova; che la prova ha anche una sua pedagogia e una suo sbocco efficace "perché tutto concorre al bene per coloro che amano Dio" (Rm 8,28). Allora, vien da dire: se il vero culto non è la pratica, non sarà più propriamente una religiosità interiore, fatta dell'osservanza della legge, del Decalogo, della giustizia, della coscienza retta, della carità?

Certamente - ci richiamano tutti i Profeti - il vero digiuno è giustizia e carità; e oggi la prima lettura ci invita all'osservanza dei Comandamenti come argine minimo di partenza per ogni ulteriore voglia di obbedienza a Dio! Il decalogo ha in testa l'affermazione del primato di Dio, perché lui per primo s'è mosso a compiere una liberazione per l'uomo. Il peccato è alla fine rifiuto di questa iniziativa e di questo amore. Ciò significa che una soggettiva buona moralità non è sufficiente se non si apre ulteriormente al gesto di Dio che salva. Che è quanto afferma il vangelo di oggi.

2) "EGLI PARLAVA DEL TEMPIO DEL SUO CORPO"

Nella storia umana è avvenuta una svolta: quel Dio che è al centro della ricerca dell'uomo, e che aveva mostrato iniziale premura e iniziativa di salvezza entro Israele, un giorno prese carne nell'uomo Gesù di Nazaret; Lui divenne quindi il luogo concreto - il tempio - dove "ora abita la pienezza della divinità in un modo fisico" (Col 2,9). "Il Verbo che era Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1): è la piena e visibile "shekinah", la definitiva presenza e mediazione tra il divino e l'umano. Il suo corpo toccava i malati ed essi guarivano.

Ma più precisamente si deve dire che è il suo "Corpo spezzato" e il suo "Sangue sparso" ad essere oggi il luogo dove Dio si rende presente in mezzo a noi e ci tocca - dopo che Lui stesso ha coperto coi segni sacramentali quel suo gesto di redenzione compiuto in croce. A quell'atto fa riferimento oggi la parola di Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Egli parlava del tempio del suo corpo". Il mistero pasquale allora - nella Pasqua e nella Messa - è il vero e ormai definitivo "tempio" che contiene e comunica la presenza e l'azione di Cristo e di Dio salvatore. Lì è l'autentica religione da vivere, lo sbocco di ogni conversione quaresimale.

Ce lo conferma oggi anche la parola di Paolo: "Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, ma per quelli che sono chiamati, potenza di Dio e sapienza di Dio". Questo è il cuore e la fonte di ogni salvezza, quel mistero pasquale che Gesù indicherà come unico segno da lui esibito: "Nessun segno sarà dato se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra" (Mt 12,39-40). Il mistero della morte e risurrezione, veicolato oggi a noi nella celebrazione liturgica, è esattamente l'autentico tempio dove incontrare il Dio che salva. Non ci si disperda ad altro nel cammino di questa quaresima!

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"Gesù sa cosa c'è in ogni uomo"; è la finale del vangelo da non lasciar cadere. E' uno sguardo il suo di verità, ma anche e soprattutto di compassione. Essere limpidi dinanzi a Lui - "puri di cuore" - è la grande conquista della quaresima;...perché alla fine è la fonte unica della più grande serenità interiore.