Omelia (30-03-2003) |
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Cercatori di Dio Il tempo della Quaresima sottende una grande rivelazione: il Mistero di Dio è tutto nel mistero di Gesù Cristo. Chi vede me vede il Padre, Lui ci ha lasciato detto. La Colletta odierna ci fa' chiedere al Signore di donarci la ricchezza della sua grazia. Forse, per comprendere che tutto ci viene rivelato e donato. Perfino la stessa intelligenza della fede che rende possibile l'accostamento al 'silenzioso' mistero. Eppure un po' di movimento in noi deve pur esserci. Quasi uno 'sforzo' volenteroso per affacciarci delicatamente a chi non si stanca mai di guardare ed interessarsi degli uomini. La conversione inizia già con i desideri. Certo, non sono sufficienti. Ma la premessa è già buona. Cosa, talvolta, sfugge alla nostra esperienza di fede? Tutto è ben delineato nelle nostre dinamiche interiori di fronte al mistero di Dio? Quale idea abbiamo del Signore degli eserciti, la cui dimenticanza, dice il Salmista, è premessa di preoccupanti paralisi? a. Cercatori notturni. Mi commuove intensamente lo stile dell'uomo Nicodemo. Era un membro del Sinedrio, affascinato e incuriosito dal personaggio Gesù. Di notte va da Lui e sceglie di ascoltarlo. E Gesù gli spiega le Scritture: come Mosè... così anche Gesù. Dio ha tanto amato il mondo. In un mondo secolarizzato, che vive come se Dio non esistesse, credo che sia necessario recuperare le dinamiche della fede. Prima fra tutte quella del pensiero. Fides et Ratio camminano insieme, ci ha ricordato Giovanni Paolo II. Occorre essere cercatori, uomini ancorati all'esercizio del pensiero. E' come se il vangelo volesse indicarci un percorso per nulla banale: se cerchi e se chiedi, il mistero ti viene rivelato. Il Signore è una rivelazione continua: a te chiede l'esplosione del desiderio e della ricerca. Oggi, forse, abbiamo smesso di cercare per tuffarci in un'indifferenza cieca e sorda, incapace, di notte e di giorno, di essere pensante... Eppure Dio non si stanca mai. b. Nostalgia di un Dio innamorato? E' tenero Gesù nel Vangelo di questa domenica. Di notte, poi, certe confidenze diventano più vere e più credibili. La rivelazione è intensa, quasi in netta antitesi con alcune esagerazioni etiche della religiosità ebraica, notevolmente formali. E' come se volesse svelare il cuore di tutta la rivelazione di Dio e il senso della sua missione che, da lì a poco, si sarebbe conclusa in un tragicissimo modo. Il nostro Dio è un Dio attento, fedele accompagnatore del cammino degli uomini, ricco di misericordia e prodigo di vita. Il cuore del Vangelo sta solo e proprio qui: il mistero di Gesù è il segno massimo dell'amore del Padre per tutta l'umanità. Nonostante le infedeltà di tutti – Capi, sacerdoti e popolo -, nonostante le continue e interminabili beffe, nonostante la deportazione in Babilonia, ciascuno può ripartire perché Dio sarà sempre con lui. Gli apparteniamo. E' in crisi, oggi, l'idea stessa di Dio. Forse, lo si vuole cerbero gestore dei drammi negativi della storia o, per altri versi, padre coccolone di un'umanità sazia ed opulenta. L'amore di Dio è tutt'altra cosa. Esso viaggia sui binari della donazione sofferente. Egli è la gratuità che diventa tenerezza e prova, compagnia e solitudine, svelamento e mistero. L'amore di Dio è sempre una presenza incoraggiante... Chissà se la gente non lo cerca perché noi ne riveliamo poco questo suo volto amorevole. Eppure la Liturgia ci fa dire che il ricordo del Signore è la nostra gioia. Anche per l'uomo moderno di questo nostro tempo, così freddo ma bisognoso di tenerezza. c. Che bella compagnia. Peccato dover leggere la seconda lettura in italiano. La lingua greca ci regala una serie di verbi che giocano tutti con la preposizione 'con (syn)': è come se volesse ricordarci che ormai siamo 'con Lui', questa dolce compagnia rivelatrice di Dio. Gesù è il vivace compagno degli uomini per mezzo del quale Dio ci ha avvolti nella sua misericordia... Se solo provassimo a domandarci quanto abbiamo colto del mistero di Gesù Cristo! Se solo riuscissimo a contemplare un barlume del progetto di salvezza di Dio che ha deciso di risollevare le sorti dell'uomo. Siamo opera sua, ci ricorda Paolo. d. Che straordinaria ricchezza. L'aggettivo che più mi colpisce, nella Parola di Dio di questa domenica, è quello riferito da S. Paolo: la straordinaria ricchezza della grazia di Dio. Straordinario vuol dire fuori dal comune. Qualcosa di eccezionalmente diverso dalle solite analisi di routine, così vuote, lagnose e scoraggianti. Di questi giorni, poi, ce n'è veramente bisogno (di fronte a chi, portavoce di uomini alti, comunica alla nazione che il signor presidente non ha seguito la guerra per televisione): siamo presi da sgomento e scoramento; ci avvolge una sorte di pessimismo che sembra aver spento lo slancio dei sogni; un uomo, in confessione, mi chiede cosa fare se non riesce a vedere che buio. Dio è straordinario. Se la fede è tanta – basterebbe quanto un granellino di senapa -, allora c'è spazio solo per la speranza. Chissà cos'altro farà il Signore per salvare questa nostra povera umanità! Egli è straordinariamente straordinario. Se Dio ha tanto amato il mondo, ne vedremo delle belle... e non ci sarà più spazio per la disperazione. |