Omelia (30-03-2003) |
padre Paul Devreux |
Commento Giovanni 3,14-21 Gesù dice: ".Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Per Gesù, l'accettare di andare a morire in croce è necessario, perché è la dimostrazione che preferisce essere rifiutato dagli uomini, che non rifiutarli; preferisce lasciarsi uccidere, che uccidere. Farà questo per dimostrare quanto è grande l'amore e la disponibilità di Dio nei nostri confronti. Se riesco a vedere questo, entro nella vita eterna subito, perché mi rendo conto che un Dio disposto a morire per me, non può avermi creato e deciso di amarmi solo fino alla scadenza della mia morte. Uno che mi ama e può risuscitarmi come a fatto con Gesù, perché non dovrebbe farlo? Gesù spiega che non è stato mandato a giudicare il mondo, ma per salvarlo dalla morte. Potrei dire che Dio, dopo aver creato il mondo, tramite Gesù, viene a farci il dono dell'immortalità; cioè viene ad aprirci la via alla piena comunione con Dio. Abbiamo davanti due possibilità, due strade: la via della vita eterna, e la via della vita normale. La prima scaturisce dalla comunione con Dio che Gesù viene ad offrirci, la seconda dal rifiuto di Dio; ma non è una punizione, è una scelta. Tipo del salvato è proprio Nicodemo, che prima si avvicina a Gesù di nascosto, per paura di rimetterci, di essere giudicato dalla gente, e dopo esce allo scoperto, andando a chiedere il corpo di Gesù a Pilato. Cos' è cambiato? Prima era diviso tra la curiosità e la paura. Poi, avendo visto Gesù andare incontro ai suoi persecutori per essere crocifisso senza maledirli, capisce che, del Dio che quest'uomo annuncia, non c'è d'aver paura, ma solo da guadagnarci. Signore aiuta anche me, ogni giorno, a contemplare la tua croce e a vedere in essa l'albero della mia salvezza. |