Omelia (06-04-2007)
don Ezio Stermieri
attirerò tutti a me

Questa liturgia del Venerdì Santo rende attuali le parole di Gesù: "Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me" e contemporanee a noi quelle di Isaia: Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto.
Eccoci qui, parte di un'umanità alla ricerca di una Parola, di uno Sguardo, di un sentimento nel quale radicare la salvezza della propria esistenza. Qui il silenzio di una risposta che da soli non riusciamo a dare al perché del dolore, della morte, della sofferenza innocente ma anche al senso, al perché amiamo, speriamo, proviamo gioia è diventato Ascolto di una storia d'Amore di un Dio non rassegnato alla vicenda dell'uomo vittima della sua stessa libertà, del dono garanzia per una storia di alleanza per costruire l'umanesimo, la civiltà, il progresso, la gioia di vivere sia diventato schiavitù al proprio egoismo, odio fraterno, furia di autodistruzione, tradimento dei sentimenti più autentici, degrado e pianto innocente e, per amore abbia voluto salire su una croce per rendere visibile e possibile il ritorno e così affidarci (come al discepolo) sua Madre perché costruiamo una nuova casa, una nuova chiesa, una nuova società fondata sullo Spirito che Egli morendo ci dona.
Qui gli occhi stanchi perché pieni di guerre, violenze, ingiustizie, così offesi da non vedere neanche più, finalmente vedono dov'è Dio di fronte a tanto dolore dell'umanità. E' crocifisso fino alla fine della storia nell'infanzia abusata e negata, nella giovinezza tradita e ingannata, nell'amore sottratto e negato, venduto e rubato, nella malattia schedata e cosificata, nel lavoro sfruttato e ipotecato dall'ingordigia, nell'anzianità derisa ed emarginata, nella morte mercanteggiata e bandita.
Egli, il Crocifisso, muore, Amore fantastico di Dio, perché il suo Spirito ridoni a noi vita e coraggio, speranza e certezza che non per la morte ma per la vita e la pienezza di vita Dio ci aveva pensati. E subito, qui, l'ascolto e lo sguardo si fanno bacio di commozione e gratitudine, affetto e comunione. Bacio che si allarga e riconcilia con ogni crocifisso, con i cristiani della terra di Gesù abbandonati e dimenticati da tutti, schiacciati da due poteri eternamente in lotta.
Si fa bacio che non tradisce, bacio che si rappacifica con il dolore, la solitudine, la fatica, le ferite che ognuno riceve dall'esperienza del vivere.
Le sue piaghe posseggono l'antidoto per le nostre ferite: la medicina del risorgere, la lotta per alleviare la sofferenza, l'impegno per combattere e vincere ogni ingiustizia: la vita nuova che nasce dallo stare con il Crocifisso.