Omelia (05-04-2007)
don Ezio Stermieri
La consapevolezza dell' "amen"

Oggi siamo condotti da nostra Madre, la Chiesa, nel luogo e nel tempo della nostra origine. Siamo condotti nel Cenacolo. Anche per il popolo di Israele, questo giorno segnava la data della propria origine di popolo libero perché Dio l'aveva liberato, popolo e non più insieme di tribù perché Dio gli aveva dato una costituzione, popolo con una sua terra perché Dio gli aveva affidato la condizione per possederla: la memoria, il memoriale.
E in questo stesso giorno, mentre con i suoi celebrava la Pasqua, Cristo ha generato anche noi come popolo nuovo della nuova ed eterna alleanza. E così siamo guidati dove Gesù donando se stesso, facendoci dono della sua vita, facendosi carico del nostro peccato, con il perdono ci fa liberi, dove facendosi cibo e bevanda garantisce la sua forza, il suo Spirito per rimanere fedeli, dove consegnando il "mandato": fate questo... istituisce il ministero garante che non di memoria si tratta ma di memoriale: presenza attualizzante il suo dono, dove guardando ai dodici, anche noi dopo di loro nasciamo, siamo generati come sua chiesa a cui Egli affida la sua cultura, il suo Vangelo.
Quanto dunque Egli ha fatto quella sera è l'identità, l'educazione, la civiltà che fino al suo ritorno debbiamo costruire. Mai perfetta, mai pienamente realizzata, ma da consegnare come novità ad ogni generazione.
Egli si alza e lava i piedi e così, con quel gesto, accoglie e serve. Queste diventano le linee orientatrici della vita cristiana: accoglierci, metterci a servizio. Non c'è altro comandamento se non quello dell'amore reciproco che nasca da quella origine del Cenacolo che ci caratterizzi: da questo conosceranno che siete miei discepoli; se vi amerete l'un l'altro.
Egli spezza il pane. Fino alla fine del mondo questo sarà il mandato, la MESSA dei cristiani da vivere e attualizzare nel mondo: spezzare il pane.
Dire che Dio ci ama, ci ha amati, ha dato la vita perché fossimo e rimanessimo vivi. Dire che con quel gesto Egli è con noi per costruire la nostra civiltà, è Risorto, principio di ogni nostra risurrezione: interiore, morale, sociale, civile, ecclesiale. Con questo gesto il cristiano rimane in attesa, sveglio, vigile nella storia fin quando Egli verrà. Al termine della vita di ciascuno: la nostra esistenza è attesa dall'incontro che salva tutto il bene fatto e voluto; al termine della storia, quando al suo ritorno ci chiederà se in "Galilea" l'abbiamo visto e riconosciuto, affamato, assetato, malato, impedito e se l'avremo amato.
A questa mensa, con questa cultura che dà senso alla vita, facciamo nostri commensali i bambini che affacciandosi alla vita ne domandano il senso. Ingannare loro è tradire Cristo, venderlo, considerarlo meno dei 30 denari di Giuda.
Ci dia il Signore la consapevolezza e la gioia dell'Amen!