Omelia (04-03-2007) |
don Ezio Stermieri |
convertirsi Convertirsi. Ad una filosofia della vita convinta che la verità sia nella prassi e che la salvezza stia, prima di tutto, nell'agire, nel concorrere, sfidare e che la non facile vittoria stia nella fretta e siamo divorati dalle mille cose di ogni giorno... La Parola di Dio, quella che ci ha creato, venuta per salvarci, quella che dice la Verità, ci dice, oggi, che siamo fatti per contemplare e dunque, allora per agire. E così la pagina odierna del Vangelo diventa una pedagogia divina. Gesù, prima della grande azione salvifica sulla Croce, porta i tre discepoli a vedere le cose dall'alto (dal monte; da Dio). Li inserisce nel contesto della preghiera, del dialogo delle cose con Dio; lo vedono al di là delle apparenze: rivestito di Dio, comprendono come tutta la storia (Mosè ed Elia) converga per prendere senso da Lui, sperimentano la bellezza dello stare con il Signore, di ascoltarlo perché è il Figlio e ricevere tutto il coraggio per stare con Lui nell'ora della solitudine, quando da solo, con la sua carne (Gesù restò solo) sarà salvezza del mondo. L'aveva ricordato anche il Papa, a Colonia, ai giovani di tutto il mondo, all'alba della loro "azione di vita". Senza la contemplazione dell'Altro si perde il senso dell'oggettività, dell'alterità e l'azione umana diventa contrapposizione polemica di soggettivismi e l'esperienza religiosa proiezione soggettiva di paure, illusioni, sogni fatui. Solo il ricupero contemplato dell'Alterità di Dio e di Cristo pone il cristiano al giusto posto nella storia: lontano dalla gestione della storia senza modelli e al sicuro da interpretazioni che allontanano dalla fatica che la vita comporta. Anche Abramo, e dunque fin dall'inizio della storia del Credere, è invitato a comprendere l'Alleanza, la Promessa: "Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto, al grande fiume Eufrate" partendo dal 'guardare il Cielo e contare le stelle ' per sapere che l'avventura storica del popolo che nasce è iscritta nel cuore di Dio che lo sceglie per essere segno di benedizione per tutti i popoli e non cadere in una concezione di 'elezione' separante, tentata di potere, dimenticando di essere un popolo destinato a portare una benedizione che è per tutti. Paolo dice ai cristiani di tutti i tempi: "Fatevi miei imitatori", la sua azione apostolica senza sosta e senza posa è radicata nell'esperienza fatta di Gesù Cristo. E' dalla contemplazione della Novità Cristo che nasce la vita nuova non più appiattita sulla materialità e storicità, ma ethos di una nuova patria e destino di risurrezione. Passo non facile, oggi, di conversione. Ma la testimonianza cristiana proprio per testimoniare che la salvezza è per tutto l'uomo, non teme di andare in controtendenza. |