Omelia (25-02-2007)
don Ezio Stermieri
Lasciamoci tentare dal bene

Ancora di più, in questo tempo forte e favorevole di conversione della morte, del cuore e della vita, dobbiamo recuperare il senso che diamo alla vita e renderlo trasparenza della speranza che ci anima come cristiani. Si tratta da parte di ognuno e dell'intera comunità di seguire Gesù nel deserto, nell'essenzialità delle cose per voltare pagina, quella perdente di Adamo, dell'umanità e scriverne una nuova, dove l'avere non diventi la condanna dell'uomo, ma mezzo per la sua cultura, spiritualità, il suo essere figlio di Dio.
Dove il potere non sia il miraggio dei rapporti umani, a causa della paura e dell'insicurezza che l'uomo ha nel relazionarsi, ma quel reciproco servizio, premessa di ogni amore duraturo e sapore della vita. Dove la vita non sia sfidata per sentire l'ebrezza della gioventù, del pericolo per vincere l'angoscia sottile e la noia che assale, ma guardare alle età e alle situazioni della via, come occasioni uniche per costruire il futuro dell'uomo e della società.
E' l'ethos cristiano che, in radice, ha la libertà che Dio ci ha dato, come capacità di rinunciare a ciò che potrà anche apparire come bene per la sua attrazione, ma risulta essere male alla luce di un compito più grande intrinseco alla vita e forza di scegliere e fare proprio il bene personale, familiare, sociale ed anche ecclesiale.
Il libro del Deuteronomio (I lett.) coglie l'uomo nuovo nel suo momento fontale, quando davanti a Dio ripercorre la sua storia di schiavitù disumanizzata e con il cesto dell'offerta che riconosce Dio protagonista della sua liberazione, dell'ingresso nella terra promessa, celebra l'alleanza per una società nuova, una umanità degna della sua dignità finalmente libera, perché liberata.
Facciamo dunque il primo passo di "conversione" ricordando per noi quanto Paolo ricorda alle prime comunità cristiane: Chiunque crede in Lui non sarà deluso. Oggi viviamo in un contesto in cui l'avere, il potere, il godere, la sfida alla vita è talmente dilagante che sembra impossibile andare contro corrente.
E' così insinuante una mentalità che non chiede di valutare, ma il "sentire" come criterio di verità, per cui anche un cristiano si adegua e perde lo specifico della sua testimonianza inerente alla famiglia, al lavoro, al tempo libero, al valore della cultura e facilmente persino l'esperienza cristiana è vissuta con parametri pagani dell'efficienza, del successo, dell'esperienza esaltante.
Ricuperiamo il nostro essere liberi di fronte alle tentazioni e lasciamoci tentare dal bene.