Omelia (21-02-2007) |
don Ezio Stermieri |
Collaboratori di misericordia "Ritornate a me con tutto il cuore!". La parola che Gioele mette in bocca a Dio stesso risuona anche per noi all'inizio di questa Quaresima: Tempo favorevole per ritornare insieme al Signore "misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza". Ed eccoci qua "popolo-chiesa" perché "chiamati" a riconoscere quanto le nostre strade della pretesa di fare qualcosa senza Dio siano sbagliate, quanto le nostre vie distano dalle sue vie, i nostri pensieri dai suoi pensieri, la nostra idea di Dio dal suo rivelarsi e comunicarsi in Cristo Gesù. Lasciamoci riconciliare per diventare "collaboratori" della sua misericordia, perché non si abbia a dire:"Dov'è il loro Dio?" per non essere più esposti ad una vita risibile perché snervata, accomodata sulla nostra inerzia, il nostro tornaconto che non mostrante un Dio "geloso" per la sua terra, per la libertà che ha dato all'uomo, alla possibilità di trasformare la storia in storia di salvezza. La via di questo "ritorno" non è, in prima battuta, affidata a chissà quale cambiamento di strutture, siano esse famigliare, sociali, ecclesiali, passano attraverso l'appello, ad ognuno, di dare inizio al cambiamento, alla "novità", dal "cuore", da quella visione d'insieme, da quella interpretazione della vita che costruiamo dentro di noi. Ed il grande maestro del "ritorno" è Gesù, il Figlio, venuto nel mondo per essere Egli stesso la via, quella vera, per tornare a vivere. E' Lui che ci ricorda che la 'pratica' (guardatevi dal praticare...) è sempre guidata da uno sguardo del cuore. E la tridimensionalità del ritorno è in riferimento a "tutto" il cuore. Un ritorno per renderci partecipi della misericordia di Dio: l'elemosina. Ritorno per riprendere il dialogo interiore con il Signore: la preghiera. Ritorno per riconoscere e distinguere ciò che ci è essenziale da quanto è superfluo, per non confondere i mezzi con il fine e rattristarci perché non possiamo partecipare a tutte le sfide del consumismo: il digiuno. Vorrei che il richiamo all'elemosina diventasse scuola educativa soprattutto dei giovani e, in speciale riferimento, all'uso del denaro per imparare a destinare qualcosa anche a ciò che non è puramente divertimento o spreco. Qualcosa per il bene spirituale. Qualcosa per il bene comune, la solidarietà. Sia soprattutto per noi adulti il richiamo alla preghiera, quasi facendone un apostolato. Intensifichiamo la partecipazione alla messa, unendo i sacrifici della vita alla vita di Cristo offerta per amore. Ricuperiamo il dialogo, la riflessione sulla nostra esistenza davanti al Signore. Ed il digiuno, l'essenzialità ritorni ad essere il nerbo della educazione famigliare. Nessuna tristezza se non ci si può permettere o dare il superfluo, oggi diventato necessario. Camminiamo così insieme, verso la Pasqua, verso il passaggio della sua Grazia, quando a metà cammino, celebreremo il sacramento della sua Misericordia. |