Omelia (07-01-2007) |
don Ezio Stermieri |
L'attesa del mondo Il vivere cristiano è vivere Gesù Cristo. Così il suo Natale è "grazie" per il dono della vita e ancor più della vita nuova in Lui. I suoi trent'anni a Nazareth sono vissuti dal cristiano nella consapevolezza dell'importanza di tutto quanto prepara alla vita adulta con le sue responsabilità, fecondità, dono. Oggi ci è chiesto di guardare all'inizio della sua Missione, quando "il cielo si aprì e scese su di Lui lo Spirito Santo e la voce del Padre conferma in Lui il suo compiacimento". E dunque in quel fatto è la nostra vita: in Lui e dunque nel nostro battesimo, inseriti in Lui saperci figli di Dio e vivere la nostra avventura esistenziale come "compiacimento" di Dio. Anche oggi, il popolo, il mondo è in attesa. Anche oggi la gente si domanda se c'è scampo per un umanesimo che perde la sua umanità, se c'è salvezza per una vita divisa tra tanti compiti, ma che ha perso il senso che tenga unito e restituisca dignità al tutto. Anche oggi c'è bisogno di qualcuno, come allora di Giovanni Battista, che si faccia voce dell'Unico che porta la Parola di verità. Di più! Che si faccia continuatore della missione che Cristo ha iniziato, perché l'uomo ritorni a prendere coscienza di chi veramente sia, ritorni a sapere quale ruolo Dio gli abbia affidato in questa parte dell'universo: conoscere, progredire, amare; quale destino gli abbia riservato: diventare fratello di ogni uomo per avere la gioia di essere partner di Dio: figlio. Questa è la nostra chiamata battesimale, come la esprimeva Paolo fin dall'inizio dell'avventura cristiana: " Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone". E questo deve diventare il programma educativo famigliare, comunitario, religioso e civile di ogni comunità che voglia prendere seriamente il suo battesimo (inserimento in Cristo) e la sua Missione (essere testimoni della fede ricevuta). Il modulo con cui troppi oggi presumono di vivere la fede cristiana non regge all'urto di un paganesimo che vuole ridurre l'uomo e la società alla sua istintività, alla sua ricchezza rubata e mai spartita, la sua fine ad un dolce scomparire nel nulla, l'amore ad una chimera di fronte alla propria autorealizzazione a scapito di tutto e di tutti.... Un battesimo senza una chiesa concreta, spacca le stesse comunità; una fede vaga e autoreferenziale fa delle parrocchie luogo di infinite discussioni, senza mai raggiungere il da farsi: "Consolate, Consolate il mio popolo dice il vostro Dio". E' ora di nuovo di parlare al cuore di Gerusalemme e di gridare che è finita la schiavitù! E' ora di nuovo che nel deserto dei sentimenti, delle speranze, dei cammini educativi scuri.... Qualcuno rechi liete notizie a Gerusalemme. Ogni battesimo è una promessa di questa voce, promessa di questa speranza, garanzia che Dio, in Cristo, continua ad amarci. |