Omelia (19-11-2006)
don Ezio Stermieri
una fede adulta

Per un intero anno l'Evangelista Marco ci ha guidato verso una fede adulta. E' stato come attraversare la nostra chiesa piena di gente con i suoi mali, le sue speranze, il suo bisogno di Cristo. E ora trovarci davanti a Lui e dire con Pietro: Tu sei il Figlio di Dio, dirlo con il centurione romano, dirlo coralmente e, la fede anziché diventare elemento che separa dagli altri, identifica distinguendosi per la sua appartenenza, identità e cultura, apre alla Carità, all'amore del Figlio travasato nella nostra vita. Una carità libera perché liberata, gratuita perché tracimante la vita divina, universale, cattolica, ecclesiale.
Ora, dopo aver guardato l'Amore innestato sulla fede, non dobbiamo più avere paura di guardare al mondo, alla storia, all'umanità: al sole che potrà anche oscurarsi; alla morte, al dolore: la tribolazione, la fatica continuerà ad affacciarsi sulla nostra esistenza, ma il nostro sguardo è stato educato a vedere nell'uomo Gesù crocifisso, il Figlio dell'uomo che viene con grande potenza e gloria.
L'abbiamo conosciuto come Colui davanti al quale il male arretra, come colui che è Signore e la sua venuta già ci ha svelato la Gloria di Dio: il suo amore misericordioso, la sua volontà di scrivere una pagina nuova e definitiva della nostra umanità, dove ognuno liberato dalla paura, dai condizionamenti, da ogni forma di schiavitù, diventa capace di bene, diventa il Vangelo di Cristo.
Ci rimane solo una cosa da imparare per poterci dire cristiani adulti: imparate dal fico questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, sapere che l'estate è vicina. Imparare dunque a non vedere solo il buio, anche nella notte più fonda c'è uno spiraglio di luce, nell'inverno più freddo un germoglio, nella situazione più ingarbugliata, Qualcuno.
Egli apre per noi una strada. Se siamo uomini di fede e di carità dobbiamo essere uomini di speranza. Se la fede ci dice che le sue parole non passeranno, dobbiamo riconoscere che nel succedersi delle ideologie, delle mode, delle epoche, qualcosa rimane per sempre.
L'uomo nel suo profondo rimane se stesso bisognoso di libertà, di amore, di sicurezza, di relazione; capace di propositi e determinato a perseguire quanto sente nel cuore e, anche per l'uomo d'oggi è necessario il Vangelo, è indispensabile Gesù Cristo. Anche se talvolta non vediamo la fine dell'attesa o tutto sembra finire, la Parola che non passa ha detto la verità: il Padre lo sa. Ci ha rivelato che è un Dio che conosce, vede, ascolta, esaudisce, che non sa resistere alla preghiera, al pianto dei suoi figli.
Già il profeta Daniele, guardando al Figlio dell'uomo perché celeste e figlio di Dio, aveva intravisto con la sua presenza la fine della vergogna e dell'infamia e il risplendere della luce e vita di Dio coloro che avranno sperato in Lui e saranno diventati educatori di speranza (I lettura). E' questa luce che ci fa' chiesa, comunità di Cristo e portatori del suo Vangelo e, qui sotto la croce, ogni domenica confessando che è Lui il Signore, ci apriamo alla speranza che ci dà il coraggio e la forza dell'amore vicendevole e verso tutti. E' rinnovando il suo sacrificio(II lettura) che lo sappiamo assiso alla destra di Dio e sappiamo che, perdonati del nostro male diventiamo continuatori del bene che Dio vuole all'umanità.