Omelia (02-11-2006) |
don Ezio Stermieri |
la presenza di una vita nuova "Il Signore è mia luce e mia salvezza" ha pregato il salmista ed è la verità che ci ha condotto qui perché la nostra speranza viene dal Signore. La luce della nostra intelligenza non va oltre al sentimento del cuore che rifiuta la morte, e la salvezza che da soli possiamo offrire alla nostra esistenza non va oltre ai suoi singoli momenti prima del naufragio totale. " Il Signore è difesa della mia vita!" Il morire non è opera di Dio, il Dio della mia vita! E' pensiero nostro dopo aver creduto di essere sufficienti a noi stessi, di non aver bisogno di orizzonti che superino il nostro finire, dopo esserci illusi che l'avere la vita sia essere e possedere la vita. Ma la luce che il rivelarsi di Dio stende sulla nostra esistenza, la luce che esce dalla tomba di Cristo Risorto, l'orientamento luminoso che Dio ha posto nel cuore, anche se gli occhi sono pieni di lacrime per il distacco che la morte include, ci fa dire con Giobbe, l'uomo che ha bevuto fino in fondo il calce amaro del dolore, della solitudine, del fallimento: "Dopo che questa pelle sarà distrutta senza la mia carne (e dunque il nostro "io" non è indispensabile con la sua materialità che dà forma alla nostra soggettività) vedrò Dio, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero" (Ia lettura). Questa luce si fa piena, si fa giorno pieno nelle parole di Gesù, il Rivelatore dei segreti del Padre, il comunicatore della Vita di Dio, l'esecutore della volontà del Padre: "Questa è la volontà del Padre che io non perda nulla di quanto Egli mi ha dato". "Nulla" neanche il nostro essere di carne, "ma lo risusciti nell'ultimo giorno". Dio ci ha chiamato alla vita non per la morte, ma passando attraverso il Figlio che è la Porta, noi riceviamo il premio per esserci serviti della libertà per scegliere Lui, la sua Parola, la sua chiamata, l'impiego dei doni che Egli ha posto nella vita di ciascuno per andare verso di Lui significato, pienezza, beatitudine e felicità della esistenza, del cuore umano. "Dio, dice San Paolo, dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo ha dato la vita perché avessimo la vita. Qui, allora, non facciamo solo memoria, comunichiamo alla vita nuova di quanti Dio ha chiamato a sé. Qui possiamo sentire la loro presenza che non può che dare pace perché intrisa della Pace, pienezza di beni di Dio. Qui ognuno dei nostri cari è colto al di là dei limiti, nella sua vera statura di amato da Dio e nella sua fedeltà all'amore. |