Omelia (15-10-2006) |
don Ezio Stermieri |
il cittadino del Regno Meditate a lungo le priorità e le condizioni per un cristianesimo adulto e dunque all'altezza della chiamata a far parte della "novità" che Dio immette nella storia, nell'andar dietro a Gesù: il Regno, oggi la Parola di Dio tratteggia la tipologia del "cittadino del Regno". Ed è probabile che molti di noi rivedano se stessi e la propria vicenda umana. Tutto ha inizio in quella preghiera – desiderio – proposito di non fallire l'esistenza, di darle un senso, una sapienza, quel filo d'oro che unisce età, funzioni, compiti di tutta la vita. Soprattutto quando si è giovani si avverte questo bisogno e, se non lo si trova, ben presto si implode anziché aprirsi. Si arriva (è vero quanto ascoltato) che questa scoperta vale più della stessa salute, della stessa realizzazione... Basta vedere quanti oggi sprecano tempo, salute, valori educativi perché non riescono a dare un senso, non accolgono che ci sia una sapienza che insaporisce la vita. Quel "tale" che è ognuno di noi, il senso non solo e tanto delle cose della vita, ma dell'esistenza nel suo insieme perché non muoia ma entri nella vita eterna, la trova in Gesù: il Dio uscito da sé, divenuto pellegrino, perché l'uomo non si perda e ritrovi la strada della vita. Ecco quel "tale" che è in ognuno di noi in ginocchio, con parole grandi sulla bocca: Maestro buono... Vengono in mente momenti forti della vita, in cui ci siamo sentiti amati e dunque felici, realizzati, peni di futuro e di speranza... Ma Cristo non ci vuole in ginocchio e manierosi. Ci voleva in piedi, in cammino, liberi! Pronti a sbarazzarci delle tante cose diventate idoli, false sicurezze, liberi perfino di quella parte del nostro "io" sempre in difesa, sempre pronto a confondere l'avere con l'essere. Perfino Pietro che in una notte tradisce Cristo tre volte di seguito, osa ingannarsi:"noi abbiamo lasciato tutto", ma non ha ancora consegnato se stesso. E così i cittadini del Regno diventano pochi. C'è molto "turismo", "esperienze", settimane bianche, stagisti... nel Regno, ma la condizione di cittadinanza è di perdere se stessi per ritrovarsi non nel nostro progetto dove vorremmo che anche Dio entrasse, ma centuplicati nel progetto di Dio. La parola di Dio è tagliente perché rimodella l'uomo, gli dà la fisionomia di Cristo. E "non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Lui". |