Omelia (08-10-2006)
don Ezio Stermieri
un uomo che non ha più paura di Dio

Solo un cristianesimo "adulto" può entrare in dialogo con una cultura, quella di oggi, che, a sua volta, definisce "adulto" l'uomo che si è liberato della religione come di una stampella che impedisce di progredire, la religiosità una nevrosi da cui guarire, la pratica religiosa e lo stesso cristianesimo come fase evolutiva, intermedia se non addirittura alienazione e rifiuto della propria responsabilità, quella della ragione scientifica che starebbe alla base dell'autonomia dell'uomo, del "grande – misero" figlio del secolo.
Ed il cristiano per diventare adulto deve liberarsi dalla paura. Paura che la 'diversità' sia insidia o pericolo della propria identità. E' proprio questa paura che riduce la spinta dell'uomo e della donna ad incontrarsi, a cercare nell'altro la conferma di sé, la propria compensazione e gratificazione e a rifiutare come sfida o inimicizia quanto va contro ad una visione speculare dell'amore. E' la paura che fa della diversità elemento di separazione più che occasione di sintesi e storia nuova. E quanto succede sul piano dell'amore umano è successo 'prima' sulla nozione di Dio. Da una parte un Dio proiezione di sé è stato giudicato inutile e pericoloso e un Dio "altro" da sé: nemico e alternativo.
Non si è compreso che proprio perché Dio non è l'uomo ci definisce nella nostra precarietà e nella nostra grandezza che ci fa capaci di Lui, alleati, in grado di trasformare la storia in storia di salvezza.
Solo un cristianesimo "adulto" che non abbia paura di Dio e non ne faccia l'oggetto proiettivo delle proprie frustrazione o desideri è in grado di liberare l'uomo di oggi dalla paura della famiglia, della cultura, della società, della mondialità. E' sempre la differenza che definisce l'identità. E bisogna ritornare a quel "non è bene che l'uomo sia solo" e gli dà la donna: il diverso che lo definisce e lo rende felice.
Bisogna che ripensiamo sulla scorta della lettera agli Ebrei (II lett.) che non la gloria, la potenza... definisce il Dio vero ma la Croce, la sofferenza rivela fino a che punto Dio ci ha amati. Egli il 'totalmente altro' non si è vergognato di considerarci figli e in Gesù ci ha chiamato fratelli.
Adesso comprendiamo perché, per la novità che Gesù pone nella storia Egli chieda di aver sempre davanti i bambini che oggi fanno così paura! E' la loro diversità l'unica strada per costruire una società adulta, seria, responsabile su misura di un uomo che non ha più paura di Dio.