Omelia (29-06-2008) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Due apostoli per noi Pietro prende la parola fra tutti i suoi compagni di apostolato perché si sente interpellato in prima persona dal maestro. Avverte che quella domanda è rivolta direttamente a lui per primo e che deve rispondere prontamente e con profondità, avendo ricevuto lui una rivelazione, ossia un dono divino prontamente corrisposto. Esclama:"Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente." DCon questi termini Simone (detto poi Pietro) non vuole affatto "tirare ad indovinare" per risolvere un dubbio collettivo che il Signore aveva ingenerato negli apostoli; né arriva a questa conclusione in conseguenza di ragionamenti suoi propri, ma piuttosto fa' una professione di fede: è stato infatti Dio a rivelargli che Gesù è il Figlio di Dio e lui come tale lo aveva accolto, vi aveva creduto, e adesso lo annuncia pubblicamente... Gesù è Cristo, il Dio con noi! Ed è proprio a motivo di questo annuncio che Gesù lo istituisce fondamento della sua Chiesa. Nella prima lettura, che vede Pietro in prigione assistito da un angelo, si nota come questi sia stato zelantissimo araldo e combattente per la causa della Parola di Gesù e della fede suddetta sfidando ogni pericolo e vicissitudine. Lo troviamo assieme agli altri apostoli dopo il prodigio di Pentecoste, mentre proclama ai Giudei il fatto salvifico della resurrezione di Gesù Cristo, "l'autore della vita" che loro avevano ucciso (At 2, 14-41); poi alla Porta Bella assieme a Giovanni mentre guarisce un paralitico e spiega agli astanti come tale guarigione sia dovuta alla potenza di Cristo risorto, affrontando poi persecuzioni processuali (At 3-4); quindi guarisce un altro paralitico di nome Enea e resuscita una vedova (At 9, 32-43) e a seguito di una visione rivelativa ricevuta a Giaffa', comprende che lo Spirito Santo è un dono riservato anche ai pagani, che lui si appresta ad evangelizzare (At 10)... Il tutto mentre è costretto a muoversi fra accuse, incomprensioni, lotte e fatiche che tuttavia non smorzano ma anzi alimentano la sua fede e il suo fervore apostolico, rendendolo capace di prodigi ma soprattutto comunicativo della ricchezza del messaggio di vita di Cristo risorto. Accanto alla figura di Pietro si staglia però come per incanto quella di un altro personaggio destinato ad apportare una grossa impronta in positivo per la vita della Chiesa a motivo del suo radicale cambiamento di vita da persecutore dei cristiani ad apostolo della comunità ecclesiale: si tratta di Paolo, la cui vita cambia basilarmente proprio mentre si reca a Damasco per fare imprigionare alcuni cristiani. Mentre si trova per strada, una visione gli dice: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" E di fronte a tale fenomeno anche lui fa' una certa professione di fede: "Chi sei, o Signore?". Si... riconosce infatti in quella circostanza il Signore Gesù che lui stava tormentando nella persona dei suoi discepoli e comprende che adesso Questi vuole orientare al meglio il suo innato zelo attraverso la missione evangelizzatrice: affronterà anch'egli percosse, lapidazioni, naufragi, pericoli da ogni parte, digiuni, persecuzioni (2 Cor 11, 24-29) per la causa di Gesù, e tutti questi tormenti saranno per lui un motivo di vanto perché gli renderanno certezza di essere davvero diventato propugnatore del Vangelo. Il pensiero delle sue Lettere con tutta la carica esortativa e la pedagogia che lo caratterizza sarà anche oggetto di attenzione presso i filosofi non cristiani, mentre la fede nel Signore lo renderà schiavo delle catene materiali del carcere. Pietro e Paolo sono persone dalle convinzioni d'origine del tutto differenti e dalle differenti provenienze culturali; eppure c'è un elemento che li accomuna: quello della solerzia nel rendersi apportatori dell'annuncio di salvezza, nonché quello della "buona battaglia" che conducono per conseguire il premio di tanta costanza e soprattutto la finalità di comunicare a tutti la gioia di Cristo Risorto. In questi due personaggi l'intera Chiesa non può non riconoscersi come missionaria essa stessa per riscoprire le fattezze di missionarietà e di apostolicità che la caratterizzano. Se la comunità ecclesiale omette di affermare se stessa come missionaria e propagatrice dell'annuncio di salvezza non può qualificarsi come cristiana: in tutti gli ambiti e in ogni circostanza i battezzati annunciano Cristo come unica via di salvezza per il mondo, ben consci che la logica della parola del Vangelo "disturba" non poco all'interno della secolarità e del perbenismo di un'epoca come la nostra che si crede emancipata e per questo e indifferente a qualsiasi riferimento religioso o trascendentale, ragion per cui si deve per forza andare controcorrente affrontando senza paura polemiche e congetture contrastanti nonché, a volte, vere e proprie persecuzioni. Ma l'Istituzione voluta da Cristo per la salvezza ricorda a tal proposito la consolazione delle parole del suo Signore: "Se perseguiteranno voi, ricordate che prima hanno perseguitato me." Pietro e Paolo sono quindi l'emblema di ogni cristiano convinto ed entusiasta atto tutti i giorni a rinnovare la propria professione di fede e si dispone a lottare per essa senza riserve. |