Omelia (16-06-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su 1Re 21,5

Dalla Parola del giorno
Entrò dal re Acab sua moglie Gezabele e gli chiese: perché mai il tuo spirito è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?

Come vivere questa Parola?
La pagina biblica ci mostra lo scontro tra la tristezza del re Acab che pensava d'impossessarsi facilmente della vigna di un suo suddito e la fierezza del suddito di nome Nabot. Costui, da buon israelita, non accetta l'offerta di denaro in cambio della sua vigna. Si tratta, infatti, della terra che, per lui, è eredità santa, dunque da custodire e non da cedere ad altri, secondo le antiche tradizioni del suo popolo. Anche se chi gliela chiede è sovrano potente, Nabot tiene fede al suo proposito senza cedimenti di sorta. La pagina poi ci dà di cogliere due atteggiamenti negativi. C'è la tristezza spropositata da parte di Acab che, evidentemente, ha il cuore abitato da troppa sete di possesso e di attaccamento avido alla roba. E c'è la perfidia in ebollizione nel cuore di una donna che diventa consiglio malvagio e causa di oppressione, violenza, morte. L'intelligenza malevola di Gezabele escogita un ordito perverso di menzogna e tradimento contro Nabot, e crede, col suo stratagemma, di riportare serenità nel cuore del marito. Non è così, come dirà il seguito del racconto biblico.
Ciò che impariamo è che di fronte al sopruso, all'ingiustizia, Dio è sempre con chi lo subisce, mai con chi lo perpetra. Nell'Evento-Gesù, poi, Dio è arrivato a prendere su di sé l'ingiustizia la violenza e la morte, nella volontà più radicale di opporsi al male.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, penso a tutti i "Nabot" della storia. Soprattutto a quelli del nostro tempo: calpestati da un modo tanto ingiusto di gestire i beni della terra. E prego:

Signore, estirpa la cattiveria dal cuore di chi cerca il bene di quelli che ama. Fa crescere pensieri e consigli di pace in seno alla famiglia, tra gli amici, con tutti.

La voce di uno psicologo
Il bisogno di profitti della grande industria produttrice di beni di consumo col potere persuasivo dei media e della pubblicità trasforma l'uomo in un essere vorace, un eterno lattante che consuma sempre di più e per il quale tutto diviene oggetto di consumo. L'homo consumens vive nell'illusione della felicità, mentre inconsciamente soffre di noia e passività.
Eric Fromm