Omelia (29-06-2008) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
Oggi, tredicesima domenica del Tempo Ordinario, la liturgia domenicale cede il passo alla solennità dei santi, Pietro e Paolo, che la tradizione considera "colonne della Chiesa", e la cui festività è, storicamente, molto antica tanto, da precedere la stessa solennità liturgica del Natale. " Un solo giorno, scrive Agostino, è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, tuttavia, erano una cosa sola in Cristo." ( dai Discorsi) E di unità ci parla la vocazione e la missione di Pietro, figura dominante nei testi di questa domenica; il pescatore di Galilea, chiamato da Cristo a diventare pescatore di uomini, sarà, successivamente, la pietra viva, sulla quale il Signore Gesù fonderà la sua Chiesa: «Tu sei Pietro, gli dice il Maestro, e, su questa pietra edificherò la mia Chiesa...». Dopo aver interrogato i discepoli, sull'opinione che la gente di Cesarea di Filippo si era fatta di lui, Gesù, rivolge la stessa domanda ai suoi discepoli, i quali avevano condiviso con lui le fatiche della predicazione, avevano assistito ai miracoli, e alle acclamazioni della folla, così, come avevano percepito l'ostilità di tanti: «Voi, chi dite, che io sia?». Non era certo vana curiosità, quella che spingeva il Maestro a porre questa domanda, egli sapeva già in precedenza, quale sarebbe stata la risposta, ma, quel suo gesto la sollecita, ed è Simone, a farsi interprete della fede dei suoi compagni, e a dire quelle parole di cui, forse, non conosceva a pieno tutta la portata: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Non è il pescatore a proclamare, di sua iniziativa, questa verità, ma è lo Spirito di Dio che, illuminandolo, gli fa pronunciare quelle parole; non passerà molto tempo e, questo stesso discepolo, per paura di una serva, dirà ripetutamente di non conoscere il suo maestro, che ora afferma, con forza, essere il Figlio di Dio, il Messia promesso e, per lunghi secoli, atteso. Ed è questo riconoscimento della divinità del Signore Gesù, che consacra Simone ad una missione unica e nuova, perché, da questo momento, egli non sarà semplicemente Simone, il figlio di Giona, ma Pietro, la roccia sulla quale, il Figlio di Dio edificherà la sua Chiesa, colui che lo rappresenterà, nei secoli, a tutti quegli uomini e donne, che credendo in lui, lo seguiranno, per formare con Lui un unico corpo. Sarà, col tempo, Paolo ad esplicitare, diffusamente, nelle sue lettere, questa verità dell'unico corpo di Cristo che è la Chiesa, dicendo che:" Come il corpo pur essendo uno ha molte membra, e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo; e, in realtà, noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti ci siamo abbeverati ad un solo Spirito. (I Cor.12, 12-13) «Beato te, Simone, figlio di Giona, esclama Gesù, alle parole ispirate di Pietro, perché né la carne né il sangue te l' hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.»; e da questa rivelazione, nascerà la chiamata, ad essere la guida illuminata della Chiesa di Cristo; sarà lui, infatti, il punto di riferimento sicuro e autorevole, cui guarderanno tutti i fedeli, anche quelli dei secoli futuri, perché, la missione di Pietro, durerà, nella persona dei suoi successori, sino alla fine dei tempi; durerà salda e sicura, per la parola del Signore, il quale aveva promesso: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno, contro di essa». Una missione, questa di Pietro, divenuto per mandato di Cristo il primo tra gli Apostoli, che sarà confermata, anche dopo la resurrezione, quando il Signore, apparso sul lago di Tiberiade, lo interrogherà sull'amore, ripetendogli per tre volte la stessa domanda:«Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?»; alla risposta di Pietro, una risposta che assicura con forza il suo amore, Gesù affida al discepolo il suo gregge, quella folla innumerevole di uomini e donne, che crederanno nel Cristo Figlio di Dio. Sarà Pietro, dopo l'ascensione di Gesù, e sostenuto dalla preghiera di Lui, a confermare nella fede i suoi fratelli, guidandoli, nella luce dello Spirito, ad una conoscenza sempre più piena della verità, e del bene. «A te darò le chiavi del regno dei cieli, è la consegna del Signore, e tutto ciò che legherai sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Un potere grande, questo dell' umile Pescatore, un potere, che non è di dominio sugli altri, ma segno concreto di misericordia, la misericordia che perdona, sciogliendo dai legami del peccato, e la misericordia, che, con la conoscenza e l'obbedienza alla Verità, che è Cristo, introduce gli uomini nel Regno di Dio. Accanto a Pietro, oggi, la liturgia celebra il ricordo di Paolo, il grande convertito, l'antico, temibile persecutore dei cristiani, che diede, poi, la vita per Cristo e per il Vangelo, affrontando il martirio, nello stesso periodo di Pietro. Anche Paolo è chiamato, da Dio, come egli stesso scrive:"...Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare a me suo Figlio, perché lo annunziassi in mezzo ai pagani..."(Gal.1,15); una chiamata, che avvenne in modo sconvolgente e singolare, e che è diffusamente narrata nel capitolo 9 del libro degli Atti; un evento, che tutti conoscono, e che mutò radicalmente la vita del giovane Saulo, il quale, da allora, divenne strumento, scelto dal Cristo, perché il Vangelo della salvezza arrivasse ai pagani, oltre che ai figli di Israele.( Att. 9,15) Nella liturgia eucaristica di questa domenica, attraverso il passo della seconda lettura, è lo stesso Paolo ad offrirci una sintesi della sua missione, una missione per la quale l' Apostolo affronta numerosi, viaggi lunghi e rischiosi, dei quali egli stesso, nelle sue lettere, parla, come pure, dei numerosi pericoli, affrontati, per amore di Cristo e del Vangelo. La missione di Paolo è contraddistinta da un donarsi, incessante e coraggioso, un servizio che non conosce sosta, è il servizio della Verità, che si identifica con quel Cristo, che egli desidera raggiungere, con tutte le sue forze, e col quale vuol restare per sempre. Tentare di offrire una sintesi della personalità e dell'insegnamento di Paolo, è cosa impossibile, ma lo stesso Apostolo, in qualche modo ci aiuta, con questo breve passo della seconda lettera all'amico Timoteo, nella quale egli fa come un bilancio della sua vita, che ormai volge al termine: " quanto a me, recita il testo, il mio sangue sta per essere sparso in libagione, ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede..." Nessun ricordo dell'antico persecutore; la vita di Paolo inizia a Damasco, in quel punto, e in quell'ora, in cui Cristo lo raggiunse, ed aprì i suoi occhi alla Verità; da allora in poi, tutte le energie di Paolo, la sua intelligenza acutissima, e il suo amore sconfinato, furono spesi per il suo Signore e per il Vangelo. " Ora, dice l'Apostolo, consapevole della sua fine imminente, mi resta, solo, la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro, che attendono, con amore, la sua manifestazione..... Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno...." E' dunque, un giorno veramente solenne, questo, che celebra il ricordo, di due uomini che la grazia di Dio ha trasformato e reso grandi nella fede, vissuta, proclamata e testimoniata sino al sacrificio della vita; un giorno del quale Agostino scrive:" Celebriamo questo giorno di festa, consacrato, per noi, dal sangue degli apostoli, amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, la testimonianza e la predicazione." ( dai Discorsi) Un giorno, in cui rianimare la nostra fede, e la fedeltà a Cristo, nella Chiesa suo corpo, Chiesa che è, come scriveva il Beato Giovanni XIII, Madre e Maestra, Chiesa che è sacramento della nostra salvezza; una Chiesa da amare e servire, come la amarono e servirono Pietro e Paolo, nel loro ministero e col dono della vita. Sr Maria Giuseppina Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it |