Omelia (01-06-1997) |
mons. Antonio Riboldi |
Il pane vivo disceso dal cielo Siamo giustamente "storditi" nell'animo, alla notizia di tanti, di troppi, che decidono di togliersi la vita, il più delle volte per motivi che denunciano la "fragilità del senso della vita". In questa settimana nella nostra Italia, che si dice cristiana, morivano a grappoli, soprattutto nell'età giovanile quando la vita può svelare entusiasmi, ma anche grandi delusioni. Non ci si può certo fermare alla sola cronaca di questi dolorosi eventi. E nemmeno ci è lecito, come purtroppo, con leggerezza imperdonabile, giudicare. Dio solo conosce il mistero di quest'uomo che Lui ha creato solo per amore, e che ama come solo un Padre può amare: un uomo che però a troppe volte sfugge, per libertà a lui donata, all'amore e conosce così quella tremenda "solitudine o vuoto di senso" che fa rinnegare lo stesso amore alla vita. Qui c'è solo da "capire", "farsi vicini", come è nello stile della carità e riempire i cuori vuoti. Sembra una meravigliosa risposta, a chi "sopporta a malincuore la vita" o addirittura si "toglie il peso della vita", la gioia di vivere che si vede in tanti, ovunque, persino nelle corsie di un ospedale o sui tanti fronti della testimonianza della carità. Dove trovano o troviamo, nonostante il dolore e le prove compagne della esistenza di tutti, la bellezza e la felicità di vivere? In Dio che è amore e nell'amare chi ci è vicino. E' importante per tutti, oggi festa del Corpus Domini, ascoltare le parole di vita di Gesù, unico nostro Maestro: "Io sono il pane, quello vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre... Il Padre è la vita: io sono stato mandato da Lui e ho la vita grazie a Lui... Soltanto lo spirito di Dio dà la vita, l'uomo da solo non può far nulla. Le parole che vi ho dette hanno la vita perché vengono dallo Spirito di Dio... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, perché il mio corpo è il vero cibo e il mio sangue è la vera bevanda". Parole forti da accettare con la fede che crea la gioia del cuore o rifiutare finendo nel nulla. E avvenne allora, come oggi, "da quel momento - racconta il Vangelo - molti discepoli di Gesù si tirarono indietro e non andavano più con Lui. Gesù domandò ai dodici: Volete andarvene anche voi?" Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (Gv.6,51-70). Esprime bene l'angoscia che prende il cuore quando non si sa da chi andare, la domanda di Pietro: "Signore da chi andremo?" Da chi sono andati o da chi vanno tanti giovani o meno giovani, voltando le spalle "al pane della vita" che è Dio? Le loro "vuote vite", dicono da sole che lontano da Dio c'è il nulla. Dio mi ha dato in dono una mamma che era una autentica innamorata della Eucarestia. Era difficile la sua vita con sette figli da educare e crescere, nella povertà che era la sola ricchezza di un tempo. La sua inesauribile gioia di vivere nel giusto verso, la prendeva dalla Santa Comunione quotidiana. Ogni mattina, prima che la vita familiare prendesse corpo, lei correva a cibarsi del Pane della vita. Sempre. Per novantanove anni. E il sapore del pane che poi ci dava, il sapore dell'amore che accompagnava i passi della nostra vita, sembrava avessero la forza, la dolcezza e la bellezza di quel pane "disceso dal cielo" che era il suo cibo e la sua bevanda. Fino all'ultimo giorno, quando si lascia questa vita e si entra nella luce della vita eterna. Mancava qualche giorno ad essere chiamata dal Padre e mi confidò: "Antonio, sento che devo tornare a Casa, ma è tanto bello vivere con voi e per voi". Ai tanti che sentono la vita come un peso, tentati di togliersela, augurerei di cercare e trovare "una mamma" che dica ancora: E' bello vivere con voi e per voi". |