Omelia (08-06-1997) |
mons. Antonio Riboldi |
Quanto bisogno di coraggio, oggi! Leggendo il Vangelo che la Chiesa propone oggi, si resta abbagliati dall'azione di salvezza di Gesù. Dentro di Lui vi è "il fuoco dell'amore verso noi poveri uomini. Non riesce a restare indifferente di fronte alla gente che vive trascinandosi penosamente nei panni di ogni tipo di sofferenza, da quella fisica a quella ancora più grande ed invisibile, quale è la sofferenza interiore. Ieri, come oggi. Facile trovare piaghe da fasciare, o lacrime da asciugare: difficile trovare chi abbia il coraggio che è la forza vera della carità, di farsi vicino e fasciare le piaghe, o farsi riempire occhi e cuore dalle lacrime perché torni il sorriso. Il Vangelo narra letteralmente: "Gesù venne con i suoi discepoli in una casa e si radunò di nuovo attorno a Lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo: poiché dicevano: "E' fuori di sé" "Giunsero sua madre e suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Gli dissero: "Ecco, tua madre è fuori e ti cerca". Ma Gesù, girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mia madre e mio fratello" ( Mc. 3,20-35 ). Un "Vangelo duro", ma necessario. Un "Vangelo" che mette in primo luogo annunciare con le parole e con le opere quanto Dio ci ama e incoraggiare a compiere la Sua volontà, e poi tutto il resto, compresi gli affetti più cari, come la mamma. Ci vuole davvero un grande coraggio: il coraggio che solo un cuore pieno di amore non solo sa avere, ma non può frenare. Il S. Padre ha voluto visitare in lungo ed in largo la "sua patria", la Polonia: una patria che ama come "sua terra" e "sua madre", che non può levarsi dal cuore. Sapeva che non tutto va bene nella sua patria: come sa che non tutto va bene, e per mille ragioni, qui da noi e nel mondo. Ce ne rendiamo coscienza tutti del malessere del mondo che può facilmente degenerare in un immane dolore: ancora più grande, se possibile, di quello che c'è. E il Papa va diritto, con coraggio, come Gesù, alla causa del malessere, indicandone la cura, come buon Samaritano: "Nel nome del rispetto dei diritti umani, - afferma - nel nome della libertà, uguaglianza e fraternità, nel nome della solidarietà interumana e dell'amore grido: "Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo!" E con coraggio dice: "Non sarà che dopo la caduta di un muro, quello visibile, ve ne sia un altro, quello invisibile, che continua a dividere il nostro continente - il muro che passa attraverso il cuore degli uomini? E' un muro fatto di paura e di aggressività, di mancanza di comprensione per gli uomini di diversa origine, di diverso colore della pelle, è il muro dell'egoismo politico ed economico, dell'affievolimento della sensibilità riguardo al valore della vita umana e alla dignità di ogni uomo. Non ci sarà l'unità dell'Europa fino a che essa non si fonderà nell'unità dello "spirito". Di fronte al coraggio della carità, che tante volte arriva al martirio, è facile incontrarsi con la vigliaccheria umana che ripete le parole dei parenti di Gesù: "E' fuori di sé". Una frase che si ripete ogni volta qualcuno di noi esce dalla massa che ama "il non muovere la quiete dell'acqua" assoggettandosi così al malessere e va controcorrente. Quante volte io stesso mi sono sentito investire da questa frase, ogni volta non accettavo ingiustizie o illegalità. Un giorno se ne accorse mia madre che con un coraggio incredibile, fiutando i pericoli che correvo disse: "Tu sai quanto ti voglio bene: ma preferisco mi si dica che sei stato ucciso, al vederti fuggire dalla tua missione, sotto ogni aspetto". Ed oggi è davvero l'ora del coraggio: coraggio di "tirarsi fuori dal malessere della massa" che è una palude che inghiottisce senza più restituirti alla vita, e seguire, annunziare la verità: ancora più non frenare le mani ed i piedi nella corsa verso chi soffre, chiunque esso sia, lasciando magari sul posto della carità, anche la propria fama, la propria carriera, il proprio profitto, sentendosi gridare dietro le spalle: "E' fuori di sé". Come Gesù. Come i santi di cui il mondo ha bisogno. |