Omelia (24-06-2008)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su At 13,25

Dalla Parola del giorno
"Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale non sono degno di sciogliere i sandali."

Come vivere questa Parola?
Giovanni Battista è l'unico santo, fatta esclusione di Maria, di cui si celebri non solo il giorno del ritorno al Padre, ma anche quello della nascita terrena. E a livello di solennità!
Gesù stesso, parlando di lui, lo ha indicato quale profeta, anzi più che profeta, rivelandone l'intima grandezza. Eppure, sulle labbra di quest'uomo non troviamo che il riconoscimento della propria piccolezza.
A chi, conquistato dalla sua non comune statura umana, lo segue entusiasta, fino a dubitare che sia lui il Messia atteso, Giovanni dichiara senza mezzi termini: "Non sono ciò che voi pensate!".
"Non sono!" che si contrappone a "Io sono!", il nome proprio di Dio. Qui si radica la vera grandezza dell'uomo: nel riconoscere che Dio è Dio, Colui che solo "è", mentre lui non ha consistenza in se stesso, non esiste per se stesso, ma solo in stretta dipendenza dal Creatore.
Un motivo per raggomitolarsi su se stessi, piangere sulla propria piccolezza, guardare a Dio pieni di paura? Tutt'altro! Giovanni afferma: "Chi gli sta vicino e l'ascolta, è ripieno di gioia" - e continua - "Egli deve crescere, io diminuire", perché "io non sono neppure degno di sciogliergli i calzari".
Che Dio sia il solo Santo, il solo Grande, è per lui, come già per Maria, motivo di gioia, di gioia piena, perfetta.
Questa solennità si rivela, allora, una preziosa occasione per conoscere la rotta da percorrere per attingere gioia direttamente alla Sorgente.

Oggi, nel mio rientro a cuore, mi immergerò nella gioia di contemplare la straordinaria grandezza di Dio. Gli offrirò poi la mia persona perché la sua gioia possa continuare ad effondersi nel mondo.
Sia lode a te, Dio grande, Dio santo, Dio potente, Dio amore.

La voce di un Papa santo
La gioia che scaturisce dalla grazia divina non è un'allegria superficiale ed effimera. E' una gioia profonda, radicata nel cuore e capace di pervadere l'intera esistenza del credente. Una gioia che può convivere con le difficoltà, con le prove, addirittura - per quanto ciò possa sembrare paradossale - con il dolore e la morte. E' la gioia del Natale e della Pasqua, dono del Figlio di Dio incarnato, morto e risorto; una gioia che nessuno può togliere a quanti sono uniti a Lui nella fede e nelle opere.
Giovanni Paolo II