Omelia (27-06-2008) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori Sedecia, posto capo di Gerusalemme da Nabucodonosor, al posto di Joiachim, si ribella. Il re di Babilonia diviene furibondo. Prepara una seconda invasione della Palestina, stringendo per due anni di assedio Gerusalemme. La città è affamata... Sedecia con la sua famiglia e la nobiltà pensa di mettersi in salvo uscendo di notte dalla città con parte dell'esercito e prendendo la via del deserto. I Caldei lo inseguono, i suoi soldati si disperdono. Egli, con tutta la famiglia reale, viene fatto prigioniero. Portato dinanzi a Nabucodonosor, lo attende una sentenza orribile: Uccisione dei suoi figli e familiari dinanzi ai suoi occhi... e poi anche lui viene accecato. Così in catene viene portato prigioniero a Babilonia. Gerusalemme viene presa. Nuova distruzione, nuova strage e nuova deportazione. Sembra ormai finito per sempre il regno del re Davide... Ma Dio è fedele alla sue promesse... Egli guida i periodi storici che si susseguono... e attraverso i deportati e i pochi restati a Gerusalemme manterrà viva la speranza della salvezza... nonostante le distruzione e la profonda umiliazione. Anche il brano del Vangelo ci invita ad aprire il cuore alla speranza. Un lebbroso si rivolge a Gesù per ottenere la guarigione. La chiede con fermezza, con fede: "Gesù, se vuoi, puoi guarirmi. - Lo Voglio, sii sanato". La parola del Signore cambia completamente la situazione del lebbroso... ora può rientrare a far parte della sua famiglia e della società. La potenza del Signore non si arresta dinanzi a nessuna crudeltà o dispotismo umano. Egli cambia il corso della storia come cambia quella delle famiglie e dei singoli. Verrà quindi il tempo in cui ricondurrà il suo popolo nella terra promessa ad Abramo e alla sua discendenza... e, nella pienezza di tempi, invierà a noi il salvatore non solo d'Israele, ma dell'umanità intera, dalla stirpe di Davide. |