Omelia (29-06-2008) |
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Fatti curiosi: Senatore cita Dio in giudizio e ottiene risposta. (Pubblicato da Antonello Musina il 24 settembre 2007 in: www.rethinkamerica.blogosfere.it) Negli Stati Uniti d'America «fare causa a qualcuno e portarlo in tribunale per qualche tipo di torto subito è una passione nazionale; sembra che nessuno possa scampare al rischio di finire citato in giudizio. Neanche Dio. Il senatore del Nebraska Ernie Chambers - nel settembre 2007 - ha fatto causa all'Onnipotente accusandolo di non aver impedito attacchi terroristici, di avere ispirato paura e causato morte e distruzione presso gli abitanti della Terra. Si trattava ovviamente di una provocazione: il senatore, che si autoproclama agnostico, voleva mostrare come negli Stati Uniti vengano portate avanti ogni giorno cause del tutto frivole, dove appunto tutti possono citare tutti. Probabilmente Chambers non si aspettava di ottenere una risposta, che è invece arrivata, pochi giorni dopo, firmata niente poco di meno che da Dio in persona. I documenti sono comparsi 'miracolosamente' negli uffici del tribunale della contea di Douglas. In essi Dio risponde dicendo che un tribunale locale non ha giuridisdizione su un'udienza a livello "divino". Lo scherzoso documento è ripubblicato da "USAToday"». (http://usatoday.com/news/pdf/2007%2009%2021%20god.pdf) Fatti incresciosi: Pietro e Paolo sono carcerati in attesa di giudizio. La Parola che Dio ci rivolge questa domenica attraverso gli apostoli Pietro e Paolo, ha come sfondo proprio un tribunale e una prigione in cui entrambi gli Apostoli sono rinchiusi in attesa di giudizio a causa della loro testimonianza in favore di Dio; a causa della loro asserzione di fede in Gesù quale vero Dio. Nella prima lettura infatti, nell'episodio che si riferisce a Pietro, troviamo in modo molto esplicito: "persecuzione", "arresto", "cattura", "custodia dei soldati"... Per tre volte si parla di "carcere" e poi ancora di "cella" e anche di "catene". Nella seconda lettura Paolo scrive a Timoteo la sua ultima, struggente, lettera dalla prigione in cui si trova a Roma [Ricordiamo che quest'anno è l'anno paolino!] prima di essere giustiziato (67 d.C.). Fatti meravigliosi: Sia Pietro sia Paolo parlano di liberazione. Nel caso di Pietro la liberazione è un fatto avvenuto materialmente per intervento diretto di Dio tramite il suo angelo: "Il Signore mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva" (I lettura). Per Paolo si tratta di una liberazione spirituale che riguarda il passato ma anche il futuro: "Così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male" (II lettura). La liberazione è particolarmente evidente nel ritornello del salmo responsoriale: "Il Signore mi ha liberato da ogni paura". Ed è proprio questa affermazione, che la liturgia ci fa apposta ripetere più volte, la chiave di interpretazione e attualizzazione del lieto annunzio di oggi. Fatti spaventosi: Siamo perseguitati e imprigionati da tante paure. Ognuno di noi, infatti, sperimenta di essere imprigionato da qualche paura. Ognuno di noi porta qualche tipo di questa catena. Ognuno di noi subisce una qualche forma di persecuzione anche dall'interno delle sue paure, che poi producono insoddisfazione, rabbia, tristezza, perfino rancore. Le paure non ci rendono pienamente e veramente liberi di vivere nell'amore, nella gioia, nella pace... Liberi di vivere il Vangelo (cfr. domenica scorsa: "non abbiate paura"). Volete qualche esempio concreto di quanto possano essere diverse e forti le nostre paure? In questi giorni sto organizzando un pellegrinaggio in Terra Santa e si sono iscritti davvero in tanti. Ma ho incontrato anche tante paure... Una persona mi ha detto che desiderava moltissimo partecipare ma - a causa della sua paura di volare - proprio non riesce ad intraprendere un viaggio che richieda l'aereo come mezzo di trasporto. Un'altra persona mi ha detto che aveva paura di ammalarsi e di doversi ritirare all'ultimo momento. Un'altra aveva paura del cibo che avremmo mangiato. Un'altra aveva paura del freddo essendo il pellegrinaggio a dicembre. Un'altra aveva paura di lasciare la sua famiglia anche se solo per una settimana. Un'altra aveva paura che se avesse chiesto quei determinati giorni di ferie avrebbe potuto subire ripercussioni sul lavoro. Un'altra mi ha detto di avere paura della guerra tra Israeliani e Palestinesi. Un'altra ancora mi ha manifestato la sua paura che l'Iran sganci la bomba atomica su Israele proprio durante la nostra permanenza in quella nazione! Non sorridete troppo su quest'ultima paura... Le paure vanno sempre rispettate, anche quelle irrazionali, perché sono motivo di sofferenza per coloro che le sperimentano. Ancora in questi giorni ho celebrato diversi matrimoni o anniversari di matrimonio, e ho incontrato altri tipi di paure: paura di emozionarsi troppo e fare brutta figura. Paura che qualcosa possa andare storto. Paura che l'amore finisca. Paura di litigare troppo. Paura che la persona amata possa cambiare carattere. Paura che si possa innamorare di un'altra (gelosia). Paura di scoprire che non sia la persona giusta. Paura di deludere l'altro o vedere deluse le proprie aspettative. Paura di non essere all'altezza di diventare bravi papà e mamme. Paura che i figli non nascano sani. Paura che qualche difficoltà con le famiglie di origine possano incrinare il rapporto. Paura che il lavoro possa dividere la famiglia. Paura di perdere il lavoro e non riuscire a pagare il mutuo per la casa, paura di soffrire, paura di morire, paura di rimanere vedovi... Ma come si vince la paura? Con quale forza? La forza della fede: Dio ci libera dalla paura. Quanto è "con-fortante" la Parola di Dio qualunque sia la nostra paura e in qualunque ambito della vita possiamo sperimentarne le catene: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta, - lo salva da tutte le sue angosce. - L'angelo del Signore si accampa - attorno a quelli che lo temono, e li libera. - Gustate e vedete com'è buono il Signore; - beato l'uomo che in lui si rifugia» (Salmo). Quanto "con-forta" la testimonianza di Paolo: «Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza». Quanta "forza" nella sua fede e quanta "libertà" di fronte alle difficoltà della sua vita o alla paura della morte: «è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede» (II^ Lettura). La fede in Gesù Figlio del Dio vivente, la fede nel suo Vangelo - custodito, interpretato, trasmesso dalla Chiesa Cattolica e Apostolica – è l'Angelo che ci fa uscire dalla prigione delle nostre paure e fa aprire da sé, davanti a noi, quella porta di ferro che ci teneva rinchiusi (I^ Lettura). È la fede che Dio ci chiede, e sulla quale ci interroga (Vangelo). È la fede in Gesù vivo e figlio del Dio vivente che la nostra speranza di felicità riceve la forza granitica della certezza. È la fede nell'amore di Dio Padre che il nostro bisogno di amare e di essere amati riesce a sciogliere tutte le catene dell'egoismo e di legare tutto e tutti nella libertà dello Spirito Santo. È la fede che dà alla nostra Chiesa, costruita sul fondamento degli Apostoli, la capacità di resistere a qualunque paura e di affrontare qualunque difficoltà. In God we trust (traduzione: "in Dio noi crediamo"). Questa frase è scritta sul retro della banconota da un dollaro attualmente in vigore negli Stati Uniti d'America. Chissà quante volte il senatore non credente di cui sopra se ne sarà servito per acquistare qualcosa [Fa un po' impressione che uno stato laico e multietnico come quello americano non senta il bisogno di eliminare un'asserzione di fede sulla propria valuta e che invece l'Europa non senta il bisogno almeno di menzionare le proprie origini cristiane nel documento della sua Costituzione]. Ma per tornare a noi e al nostro quotidiano, dopo la consolazione della Parola di Dio nella vita e nelle parole di Pietro e Paolo, vogliamo accogliere anche la provocazione dalla Stessa... Forse il problema che dobbiamo porci è proprio riguardo a questa asserzione di fede presente sul dollaro, o se volete alla nostra affermazione di credere in Dio che spesso vendiamo per paura oppure per qualche euro... In quale Dio noi crediamo? Perché siamo così paurosi? Forse non abbiamo ancora fede? Forse anche noi abbiamo citato Dio in giudizio! Forse anche noi lo abbiamo accusato, più o meno apertamente, nel tribunale del nostro cuore, di ispirarci paura invece che liberarci dalla paura! Qual è il nostro giudizio su Gesù, sulla sua vita e sulla sua morte? Se è lo stesso di Pietro perché non lo seguiamo fino in fondo e lo imitiamo invece di farci continuamente degli sconti e di rimanere imprigionati in pericolosi compromessi col peccato? E perché ci scandalizziamo così tanto della sofferenza? Qual è il nostro giudizio sul Magistero della Chiesa? Può esistere una fede in Dio senza che si rispetti la scelta di Dio di fidarsi e affidarsi ad Essa? Quante persone si confessano da sole.. quante altre si fanno una propria morale sessuale.. quante altre ancora mescolano alla fede in Gesù Figlio del Dio vivente altre credenze e superstizioni varie? Quanti cristiani giudicano Dio e lo condannano in tribunale quando giudicano le persone dalla loro appartenenza ad una categoria o ad un popolo o ad una religione? Quanti cristiani credono nel perdono di Dio e non sono disposti a perdonare neanche un peccato in Nome dell'amore ricevuto da Cristo Crocifisso e Risorto? Noi che siamo qui a festeggiare Pietro e Paolo, siamo di quelli che legano e sciolgono oppure legano soltanto? Siamo di quelli che cercano di sciogliere i nodi o piuttosto se li legano al dito? Commento a cura di don Giampaolo Perugini |